Verruecktes Blut

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Nel pezzo di di Nurkun Erpulkat e Jens Hillje nella messa in scena  di Jörg Wesemüller (regia)
e  Jasna Bošnjak (costumi e scenografia) di saabruecken è stata una vera a piacevole sorpesa. Attori “non professionisti” assieme ad un’attrice professionista, Christiane Motta, ripropongono la quotidianità della scuola attuale.

La paura del diverso, della persona esterna ed estranea alla società che vi arriva con  usi e costumi diversi crea uno squilibrio perché apporta l’elemento disturbatore. Allora spetta allo stato rimetter ein ordine le cose. Come? Con l’educazione.

L’educazione dovrebbe essere un privilegio e come tale dovrebbe essere usato ed apprezzato: invece è percepito come disturbatore, come costruzione dello stato a riportare la persona nei ranghi. Ecco allora che un’insegnante cerca di contribuire a questa missione obbligando i propri studenti a recitare “Die Raueber” di Schiller. Come? Costringendoli con la pistola  non solo ad imparare il testo, ma anche a cantare canti chiaramente patriottici. L’unica cultura che vale è quella tedesca (dove lo abbiamo già sentito) e l’elemento straniero è disturbatore.

Ma è proprio così? Alla fine si scopre che anche l’insegnante è, in realtà, di origini stranieri ma che ha, in un certo senso, abbandonato la sua cultura per adeguarsi ed integrarsi nella società. Ma è veramente quello che viene richiesto dallo stato?

In realtà, la ribellione e l’affermazione della propria identità non deve avvenire in maniera aggressiva  (è infatti uno studente quello che porta la pistola in classe per avere una nuova esperienza), ma solo attraverso la conoscenza della cultura in cui si vive. Conoscendo usi e costumi del mondo in cui si vive, provando a capire cosa c’è dietro si ha, in un certo modo, la possibilità di affermare e sottolineare che la differenza non è una minaccia, bensì un arricchimento culturale.

E questo è riuscito perfettamente ai giovanni attori del Jugendclub U21: interazione con il pubblico, opera vissuta a 360° che non poteva riscuotre altro che un fragoroso applauso ed apprezzamento.

Ben fatto ragazzi.

 

Elisa Cutullè

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