Cuttini & De Rosa
GIALLO ad alta leggibilità…
2012 Edizioni Angolo Manzoni EasyReading©
Ilaria Cuttini e Graziella De Rosa, come Gianna Baltaro, non sono semplicemente scrittrici che, per caso, vivono a Torino. Appartengono a una corrente di giallisti che ha tratto scuola dalla città sabauda.
Infatti esiste una “Scuderia” di giallisti torinesi che io chiamo “Casa Baltaro” perché Gianna Baltaro ha iniziato la scuola di questo giallo torinese: “gentile”, garbato, gozzaniano per i ricordi che gli anni (soprattutto dai ‘30 in giù) vi depositano. E senza nulla togliere alla tensione della trama le autrici, come già “la Baltaro”, cercano piccole curiosità tra le buone cose di pessimo (oppure ottimo) gusto da incastonare nella narrazione.
Se Bruno Quaranta ha definito Gianna Baltaro una signora di biscuit, “così dolce, così educatamente efferata, un angelo custode del piccolo mondo antico torinese”, Cuttini & De Rosa, “baltarianamente”, non potevano scrivere che “un giallo piacevole, ironico, in una Torino, elegante, sonnacchiosa, gentilmente feroce nel mescolare squarci d’arte a squarci di morte” (Giorgio Bianco).
Il volo dell’angelo è la seconda inchiesta del capitano dei Carabinieri Alessandro Gori, già coprotagonista (con la zia Anastasia) di “Matisse e le tele di Penelope”.
Proprio negli stessi anni Trenta in cui si muovono il commissario Martini di Baltaro e Bartolone & Messi e il maggiore Morosini di Ballario (per la precisione nel 1938), il nonno del capitano Gori era partito per la Somalia in cerca di fortuna. Aveva trovato l’amore in una bellezza locale: a questo amore Alessandro deve la sua pelle ambrata, sebbene sia nato in Italia da genitori italiani.
Come Martini, il capitano Gori odia le ingiustizie, che per lui si identificano con razzismo ed intolleranza.
Non diversamente da Martini, proprietario di un vigneto nell’incantevole paese di Diano d’Alba, Gori ha il gusto per le cose semplici della vita: coltiva in modo un po’ naïf la passione per la botanica e la vita all’aria aperta…
L’indagine lo porterà ad affacciarsi su un mondo più ampio del suo orticello, da un antico convento di Torino (la cui sagoma è familiare nello skyline cittadino, ma che qui ho scoperto esser stato un antico presidio dei Templari). E poi a San Pietroburgo, con l’aiuto della zia Anastasia che legge Gianna Baltaro e dello zio acquisito Oscar. Passando per Venezia, dove indaga il capitano Ferro.
“Chi è l’appassionato di gatti, e di uno in particolare, che apparentemente vuole trascinare in ogni nuova avventura? – si domanda Guido Vanetti nella prefazione –
Chi ama saltare qua e là per il mondo al cui centro c’è, però, sempre un condominio della torinese via Bogino? Chi sogna avventure lontane seduto davanti a un computer, novello Salgari nel suo studio di corso Casale? Al capitano Gori il compito di svolgere l’inchiesta poliziesca e di svelare l’autore dell’azione criminale, al lettore il compito di trovare chi tiene in mano or questo o quel filo della matassa che le Autrici hanno volutamente aggrovigliato”.
Piacevolissima lettura, con un pizzico – ma solo un pizzico – di Brian De Palma “vestito per uccidere”. Come il cren nella bagna càuda.
Massimo Rondi