Diciamo la verità. Ci sono nel mondo ben poche donne disposte a lasciare tutto, prendere e partire in solitaria, in fuoristrada, per la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari, il Tibet, il Kimberly in Australia. Ai confini del mondo, Raffaella Milandri si è spinta in avventure estreme, in luoghi pressochè disabitati. A muoverla, la causa per i diritti umani dei popoli indigeni: oggetto delle sue missioni i Pigmei, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa, gli Aborigeni Australiani. E i Nativi Americani, da cui è stata adottata nella tribù dei Crow, in Montana. Le chiediamo come è viaggiare da donna sola, tra popoli indigeni. “Essere donna aiuta ad essere accettata tra le donne e a non essere temuta dagli uomini. E i popoli indigeni sono certamente più pacifici dell’attuale uomo ‘civilizzato’ ”, risponde. Ma non è pericoloso? “Oggi il pericolo si annida ovunque. Pretendiamo di costruirci la sicurezza attorno, guardi la Grenfell Tower a Londra: una trappola per gli uomini costruita dagli uomini, il denaro è più importante della vita umana. Certo i miei spaventi più grandi sono stati causati da animali selvaggi come orsi, lupi, rinoceronti, coccodrilli, leoni: pericolosi, perché guidati solo dall’istinto di sopravvivenza”.
Il quarto libro dell’autrice –scrittrice, fotografa, attivista per i diritti umani è sull’Alaska, parla di libertà, di salvaguardia dell’ambiente, e dei diritti umani dei popoli indigeni. E ha un filo comune coi precedenti: la narrazione di un avventuroso viaggio in solitaria, la storia di un popolo indigeno da salvare, in questo caso gli “eschimesi” Inupiaq, e il racconto dell’ incredibile abisso che separa ormai l’uomo “globalizzato” dalla natura e dalla essenza stessa dell’essere umano. E’ proprio durante il suo viaggio di oltre 10.000 km in solitaria in Alaska, che la Milandri raccoglie l’accorato appello del capitano Roy, del popolo Inupiaq, a Barrow:”Riscaldamento globale e trivellazioni sull’Artico: i popoli del profondo nord del mondo sono in pericolo” Scrive Daniela D’Angelo, la direttrice della collana della casa editrice Ponte Sisto: “Bellissimo, coinvolgente, un libro dove si spazia dal reportage alla narrativa di viaggio senza rinunciare al motto di spirito. Tra le pagine un messaggio più ampio e più alto, che poi è quello che ogni viaggio – compreso il viaggio della lettura – dovrebbe dare”. E’ un libro più intimista dei precedenti della Milandri, che racconta l’avventura di chi vive in un contesto “moderno” dove non si è abituati a usare i cinque sensi per sopravvivere. E’ un viaggio “into the wild”, nel pericolo della natura, ma anche dentro se stessi. Chiediamo alla Milandri i suoi prossimi progetti. “Sto meditando il prossimo viaggio, probabilmente un ritorno al Kalahari per la salvaguardia della cultura dei Boscimani, e un nuovo libro che sarà sull’anticonsumismo, un vero e proprio manifesto dell’uomo libero…”