500 anni di riforma- Così la vede Dresda

Nel 2017 è praticamente impossibile on venir ricordati dell’anniversario importante che ricorre, ovvero i 500 anni dalla riforma luterana. In via eccezionale, infatti, quest’anno il 31 ottobre verrà considerato anche giorno festivo in Germania.

Non un caso, dunque, che anche all’interno dei Dresdner Musikfestspiele, venga  preso in considerazione questo tema, creando un concerto filmico  su incarico, con collaborazione del MDR.

Il programma, nel Kulturpalast, prevede la proiezione del film muto «Luther» (1927) di Hans Kyser, rivista in chiave artistica da Fernando Carmena e il videoartist Lillevan, arricchita dalla musica composta da Sven Helbig.

Perché rifarsi a un film muto del 1927? In questa pellicola Lutero assume il ruolo di un combattente eroico del protestantesimo, assurgendo al ruolo di simbolo assoluto per una nuova chiesa. Per capire appieno la forte valenza di questo film, basti pensare che all’epoca, ancor prima di poter essere trasmesso nelle sale cinematografiche, la chiesa cattolica richiese ben 40 modifiche (sia di contenuto che tagli di scene).  Quando, nel 1928, il film poté essere, finalmente proiettato, gli spettatori videro una versione completamente censurata, in quanto si temesse che potesse urtare gli animi.

In effetti, al vedere il film,  si carpisce immediatamente il potere di questo  personaggio che attira l’attenzione: è carismatico, deciso, controcorrente e non ha timore di mettere in evidenza le ingiustizie e le pecche della chiesa cattolica.

La prima scena è quella di una crocifisso che si erge in un bosco nebbioso con un uomo che cerca di avvicinarvisi. Lo spettatore viene invitato a percorrere diverse tappe : Heimat (patria); Konfrontationen (confronti); Sturm (tempesta); Kloster (concento); Glauben (fede); Reise (viaggio); Rom (Roma) e Schreiben (scrivere) che culmina con le tesi di Wittenberg e la rivoluzione luterana.

Un film dal forte impatto. Perché allora aggiungervi della musica?  Sven Helbig lo spiega : “ Le immagini, come del resto tutte le immagini dei film degli anni 20, sono stilisticamente perfette,  dalla luce ineccepibile, curate fin nei più piccoli dettagli. E pensare che non c’era nemmeno il processo di post-produzione. Il ruolo della musica, in questo caso, è quello di seguire l’espressione drammatica delle immagini, anche se, qualche volta finiscono per essere dei cliché.”

Ma, non si vede alcuna tendenza ad un cliché.

Lo spettatore assiste ad uno spettacolo atemporale, concepito come progetto artistico unico in sé.

Tutto è perfettamente sincronizzato, studiato nei minimi dettagli, e riesce nel suo intento di offrire uno spaccato sulla figura carismatica di Lutero.

 

Elisa Cutullè

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