(c) Elisa Cutullè
Ha tanti anni quanti sono i famosi gatti che camminano in file per 6 con il resto di 2: Roger Cicero in scena sembra un ragazzino ed almeno 15 anni di meno. Non solo fisicamente però: anche la verve che ha in scena, la sua interazione con il pubblico e l’autoironia giocosa, danno l’impressione di un bambino che si diverte. Ma lo spettacolo in scena dimostra la maturità personale e musicale del personaggio: la vita per lui non è affatto scontata, va vissuta fino in fondo per non ritrovarsi, come dice spesso, in punto di porte e rendersi conto di non aver mai vissuto davvero.
Tedesco di nazionalità rumena, figlio del pianista rumeno Eugen Cicero ha intrapreso ufficialmente la carriera musicale nel 2003.
Nel 2007 vince, per la Germania, l’Eurovision Song Contest con il brano “Frauen regier’n di Welt” e in seguito, oltre a scrivere il brano ufficiale per i fan tedeschi ai Campionati Europei di Calcio nel 2012, è stato attivo anche come attore e doppiatore.
È anche una persona molto attiva nel campo sociale: sostiene PETA e Save the Children.
Un personaggio con una personalità interessante che si riflette anche nell’ultimo CD: Was immer auch kommt.
È uno spaccato della sua vita attuale: alti e bassi, aspetti interessanti, sconcertanti e divertenti della vita di tutti i giorni. Non si parla di grandi sogni, di grandi aspettative, ma della grandezze della quotidianità, dei passi indietro necessari per rimettere a fuoco tutto, ma anche dello smarrimento delle situazioni che possono sfuggire di mano.
Ed è proprio questa tangibilità, questa realtà da toccare con mano e che ognuno ha vissuto ad arrivare al pubblico e coinvolgerlo, non facendolo stare seduto a lungo. Stando al gioco di Cicero, controcantando e ballando, le 2 ore di spettacolo sono volate, sulle note che la Big Band ha suonato con leggerezza e maestria, trasportando il pubblico dalla Saarlandhalle in un luogo indefinito in cui il jazz e il blues la fanno da maggiore.
Elisa Cutullè