Alla conquista dell’Europa in questo mese di Marzo con tappe in Germania (Berlino, Colonia e Mainz), Lussemburgo e conclusione a Zurigo.
Li abbiamo incontrato prima del tour:
27 anni di attività e 27 album pubblicati. Quale è il filo d’Arianna che li unisce?
È proprio quello di Arianna. Glielo abbiamo chiesto e lei gentilmente ce lo ha regalato: Teseo ormai era salvo e non le serviva più. Abbiamo comunque pensato di esprimere la nostra riconoscenza cambiando il nome del gruppo in Elio e le Storie di Teseo.
Nel 1996 partecipate per la prima volta a Sanremo, vi classificate secondi e vincete il premio della critica. Che ricordi conservate di quel momento? Com’è cambiato Sanremo da allora?
Abbiamo un ottimo ricordo di quei momenti perché ci divertimmo molto e perché portammo sul palco dell’Ariston qualcosa che non si era mai visto, inoltre con noi c’era ancora il nostro grande amico e straordinario musicista Paolo “Feiez” Panigada. Da allora Sanremo non è cambiato molto, non ha neanche i capelli grigi , ma abbiamo il sospetto che si tinga con Just For City, che la versione per città di Just for Men.
Nel corso della vostra carriera avete parodiato diversi brani: che caratteristiche devono avere i brani per rientrare in questo processo?
In realtà tutto è parodiabile, un brano non deve avere alcuna caratteristica particolare, dobbiamo essere semplicemente stimolati da qualcosa, una parola, un frammento della musica, il titolo stesso.
Ci sono “duetti impossibili“ che vi piacerebbe cantare?
Ci piacerebbe suonare “Largo al Factotum” con Gioacchino Rossini in persona.
Tournee all’estero… ci sono Paesi più “difficili“ da affrontare rispetto ad altri?
Lo scopo di EelST è diffondere l’Amore che, come dicevano i Beatles, è tutto ciò di cui hai bisogno e questo vale per le persone di tutto il mondo, quindi affronteremo tutti i paesi allo stesso modo. Attualmente forse solo la Russia potrebbe essere un po’ più difficile di altri Paesi, ci hanno detto che se sbagli qualche nota arriva un incaricato di Putin che ti fa mangiare del polonio.
Elisa Cutullè