Il primo dato che colpisce l’attenzione è il numero di abbonamenti che sono stati prenotati per questa stagione; in controtendenza rispetto al trend, pesantemente condizionato dalla difficile situazione economica che impone tagli anche alle spese familiari legate alla cultura e allo spettacolo, Pisa mette al proprio attivo 687 abbonamenti contro i 490 della stagione precedente che pure era stato un ragguardevole risultato.
Incremento che premia la politica della Fondazione Teatro e, in questo caso, del direttore artistico Marcello Lippi che, presentando gli spettacoli in cartellone, ha voluto sottolineare come l’impegno a garantire una varietà di offerte al pubblico degli affezionati, resta un imprescindibile punto nelle strategie dell’Ente. Varietà di offerte che, come abbiamo visto nella passata stagione, quasi sempre si affianca ad un buon livello delle produzioni, sia quelle maggiori che quelle raccolte nella denominazione “Opere da camera”.
Proprio sul livello qualitativo si gioca la credibilità di queste stagioni: opere di repertorio sono certamente un richiamo per i melomani, ma la loro esecuzione (e non solo quella) talvolta legittima una sorta di diffidenza che si traduce nella scelta di acquistare volta per volta e non con l’abbonamento, i biglietti per le recite. Il fatto che a Pisa ci sia stato un incremento così sensibile proprio negli abbonamenti significa che il “gradimento” del pubblico per le opere presentate nella passata stagione è stato tale da dare un tangibile segno di fiducia anche a questa stagione.
Stagione che presenta un cartellone più corto (i tagli si sono fatti sentire e per non scivolare nel facile gioco dei “buchi di bilancio” così frequenti negli Enti Lirici, si è deciso di ridurre il numero di spettacoli ma non la qualità) ma non meno interessante.
Sarà LA FORZA DEL DESTINO, l’11 e 13 ottobre, ad aprire la stagione: un doveroso omaggio al grande Maestro di Busseto del quale, proprio il giorno prima, ricorre il 200° anniversario della nascita. Alla guida dell’Orchestra della Toscana il giovane direttore Valerio Galli, mentre la regia è affidata alle mani esperte di Renato Bonajuto. Grandi interpreti internazionali affiancati dai giovani cantanti dell’Opera Studio costituisco il cast di questa produzione realizzata integralmente dal Teatro di Pisa.
Dopo Verdi, Puccini con una TOSCA che il Teatro di Pisa ha prodotto in collaborazione con il Festival Pucciniano. Al siriano Nahel Al Halabi la direzione dell’Orchestra del Festival Pucciniano, mentre la regia è affidata a Riccardo Canessa. Le scene sono del Festival Puccininano, i costumi della Fondazione Cerratelli. Silvana Froli sarà la Tosca della prima, in programma il 29 novembre, mentre Marina Schevchenko la sostituirà nella replica del 1 dicembre. Stefano Lacolla sarà Mario Cavaraddossi, mentre Giovanni Meoni vestirà i panni del Barone Scarpia.
Sarà poi la volta (sabato 11 gennaio e domenica 12 gennaio) della CARMEN di Bizet nel nuovo allestimento che il Teatro Goldoni di Livorno ha coprodotto con i teatri di Pisa e di Lucca in collaborazione con il teatro della Fortuna di Fano. L’opera torna sul palcoscenico del Verdi di Pisa dopo undici anni e porterà la firma di Francesco Esposito per la regia, Nicola Bruschi per le scene, Alessandro Lai (teatro Alighieri di Ravenna) per i costumi. A dirigere l’orchestra della Toscana, il Maestro Carlo Goldstein, giovane direttore emergente nel panorama internazionale del quale riportiamo un breve stralcio di una intervista nei quali emerge una parte significativa della sua personalità:
Maestro, qual è la caratterista più importante del suo carattere?
Credo sia la curiosità; amo conoscere e confrontarmi con persone e circostanze anche molto diverse da me. Avvicinare ciò che è distante, o mi appare tale, è un’occasione per allargare le mie conoscenze, per rafforzare le mie certezze, per dare spazio ai miei dubbi…
Il progetto LTL Opera Studio, che ha ricevuto nel 2013 il prestigioso Premio Abbiati come miglior iniziativa, presenta quest’anno (8 e 9 febbraio) LED CONTES D’HOFFMANN di Jacques Offenbach in un nuovo allestimento del Teatro di Pisa, coprodotto con i teatri di Livorno, Lucca e Novara, che porta le firme di Nicola Zorzi per la regia, Mauro Tinti per le scene e Elena Cicorella per i costumi. A dirigere l’Orchestra Arché, il Maestro Guy Codette che, dopo una breve carriera come musicista di musica classica, jazz e pop, si è dedicato alla direzione d’orchestra. Attualmente è direttore esecutivo e artistico del teatro dell’Opera di Limoges e direttore musicale della Symphony Orchestra Regionale Limoges e Limosino.
Infine, dopo 36 anni, torna a Pisa ANDREA CHENIER di Umberto Giordano in una nuova produzione del Teatro di Pisa. Gradito ritorno per un’opera difficile e poco rappresentata, Chenier avrà la regia di Marco Spada, scene della Latina Opera Events e la direzione dell’Orchestra Arché affidata al Maestro Elio Orciuolo.
E per finire, un “fuori abbonamento” dedicato ai più piccoli, ma non solo: con libretto di Natalia Valli, sabato 29 marzo sarà presentata l’opera in tre atti PINOCCHIO, liberamente tratta dall’indimenticabile libro di Collodi.
Ma la stagione lirica continua anche nella Sala Titta Ruffo con la programmazione “Opere da Camera” che sarà inaugurata, mercoledì 22 gennaio, da una prima assoluta di un compositore pisano, Marco Simoni, su libretto di Fabrizio Altieri. SI CAMMINAVA SULL’ARNO è un’opera commissionata dal Teatro Verdi di Pisa, come ha detto il direttore artistico Marcello Lippi “E’ una sensazione particolare quella di commissionare, nel XXI secolo, un’opera, proprio come nei secoli scorsi facevano i teatri per le loro stagioni. Un’emozione che nasce dal desiderio di legare davvero questo teatro al territorio e alle sue realtà artistiche e culturali: questa storia d’amore è anche la storia della città e siamo orgogliosi che a raccontarla siano proprio due pisani”. La regia di questa opera è di Lorenzo Maria Mucci. Al pianoforte Roberto Moretti, al violoncello Simone Centauro.
Due atti unici renderanno omaggio, venerdì 14 marzo, al grande scrittore-giornalista-drammaturgo-librettista Dino Buzzati. IL MANTELLO, opera in un atto di Luciano Chailly, è certamente una delle più famose opere di Buzzati andata in scena nel 1960 per il Maggio Musicale Fiorentino. Tratta dall’omonimo racconto contenuto nella raccolta Sessanta Racconti, Il Mantello mette in luce quell’aspetto che sarà la cifra significativa dell’autore bellunese, ovvero l’immanenza del Destino che accompagna l’esistenza dell’uomo.
Sempre da Sessanta Racconti anche il secondo atto unico, questa volta in prima assoluta: con le musiche del compositore ragusano (è nato a Ispica) Angelo Belisario viene presentata l’opera AMICI, un racconto di grande suggestione la cui morale giunge al termine per dare conto della incoerenza dell’uomo.
La regia di entrambe le opere è affidata a Stefano Mecenate, mentre al pianoforte sarà il M° Eugenio Milazzo.
L’appuntamento con il Barocco sarà quest’anno all’insegna di Giovanni Battista Pergolesi: in scena, con i giovani cantanti di Opera Studio e in collaborazione con Maggio Formazione, venerdì 4 aprile IL FLAMINIO, un capolavoro che il Maestro Federico Bordazzi restituirà al pubblico grazie all’Enseble Barocco di Maggio Fiorentino Formazione. Regia di Teresa Gargano, video proiezioni di Asbjan Project, Cecilia Galli.
Non resta quindi che attendere i pochi giorni che ci separano da La Forza del Destino, per seguire questi appuntamenti che, come anticipato, si preannunciano oltremodo interessanti per la capacità di affrontare i momenti più significativi dell’opera con produzioni estremamente significative.
Stefano Mecenate