Il 28 gennaio si è conclusa la 44sima edizione del Festival Cinematografico Max Ophüls a Saarbrücken. Gli organizzatori sono estremamente soddisfatti dei risulti della prima edizione Post-COVID: 38.272 visite (2020: circa 45.500) durante la settimana del festival nei cinema, gli eventi dell’industria MOP e il programma di supporto (tra cui Il Bistrot di Lola). Il numero di biglietti del cinema emessi è stato di 28.045 (2020: 36.571) con un tasso di occupazione complessivo per la settimana del 72,8%. Un totale di 127 film trasmessi in 225 spettacoli su 15 schermi in sette sedi del Saarland.
Sono stati assegnati 18 premi – di cui 14 premi della giuria e quattro premi del pubblico – per una importo complessivo di 118.500 euro.
Tra i premiati anche il film Independence (2013), in corsa nella categoria dei documentari, Felix Meyer-Christian racconta il viaggio spazio-temporale dell’attrice afro-tedesca Helen Wendt: una ricerca sulle tracce della propria storia familiare, della propria identità e della propria indipendenza. Una situazione in bilico tra la Germania, il Mozambico e Berlino. Helen scopre di più sul suo passato attraverso gli incontri con la sua famiglia e l’analisi dei movimenti di indipendenza in Mozambico, Sud Sudan, Gran Bretagna, Catalogna e Baviera – e chiede: cosa significa veramente indipendenza e in che modo il colonialismo e il razzismo modellano il mondo a questo giorno?
Lo spettatore si trova confrontato con una percezione distorta del valore di indipendenza: mentre simpatizza con i movimenti indipendentisti in Mozambico e Sudan, ci sono diversi sguardi scettici quando a parlare è un bavarese che ammira gli iniziatori del Brexit, per la propria tenacia, perché non riesce a sentirsi “tedesco”. Diversi sguardi perplessi anche alle affermazioni inglese dei fedeli del Brexit, forse perché rievocano brutti ricordi di un secolo fa.
Felix Meyer-Christian volutamente non prende una posizione: vuol invitare chi vede il film a riflettere, a confrontarsi con la propria coscienza ed a decidere per sé cosa come rapportarsi alle singole decisioni.
La genesi del film è stata lunga, anche a causa COVID, che ha costretto di rivedere tempistiche di realizzazione in base ai diversi lockdown. Ma anche la storia del film è cambiata in corso d’opera: da una storia concepita a basarsi sul progetto audiovisuale teatrale, è diventato un viaggio su molteplici livelli: con sé stessi, con la propria famiglia in Germania e in Mozambico, con i rapporti interpersonali in Germania, quelli in Mozambico.
Due i premi ricevuti dal film:
Miglior musica in un documentario
Il premio di €5.000 è stato conferito a Marcus Thomas con la seguente menzione:
“Il premio per la migliore musica del film documentario va a un film che ci ha completamente convinto e ispirato. La musica e il livello sonoro danno un contributo straordinario alla poesia e alla radiosità di questo lavoro forte a tutto tondo, che riempie un argomento astratto di vita ed emozioni: il regista e autore Felix Meyer-Christian e il compositore Marcus Thomas ci portano la forza psicologica e fisica in INDIPENDENCE dei problemi di identità e indipendenza.
Elementi di performance teatrale, installazione, filmati in loco, musica e sound design sono intrecciati in modo impressionante e insieme formano un corpo sonoro arcaico, che attraverso il suo uso drammaturgico – in connessione con l’immagine – contribuisce in modo significativo all’identità del film.
Il sound design multistrato ed emotivamente avvincente, che combina abilmente musica e qualità del suono, diventa il protagonista, riflette la ricerca interiore dell’identità “
Premio per la critica- Miglior film documentario
Il premio viene conferito con la seguente menzione:
“Quando un film documentario si pone il compito di dare vita a un concetto astratto, il tutto diventa una sfida quasi impossibile. Una giovane donna afro-tedesca di Berlino va alla ricerca delle proprie radici. Non solo viene chiarito il movimentato rapporto tra Repubblica Federale Tedesca e il Mozambico, ma viene posta soprattutto la questione dell’identità, dell’appartenenza e dell’indipendenza. Basato su questa storia personale, il film-saggio di successo segue ulteriori movimenti di indipendenza e permette a persone provenienti dal Sud Sudan, dalla Catalogna, dalla Gran Bretagna e dalla Baviera di dire la loro. La lotta per l’indipendenza, sia con la Brexit che con il partito nazionale bavarese, non viene né giudicata né ridicolizzata, ma presa sul serio. Giocando attraverso l’indipendenza su tre livelli, quello personale, quello politico e quello simbolico sul palcoscenico teatrale, il film sviluppa un’enorme forza di attrazione e risulta quindi facile e immediato. Solo quando la questione dell’appartenenza è stata chiarita si può essere veramente indipendenti”
Elisa Cutullè
Foto: Costa Compagnie