Lady Oscar compie gli anni: 50!

 

Lady Oscar è stato uno dei cartoni più apprezzato degli anni Ottanta. Silvia Stucchi le dedica un saggio per Graphe.it Edizioni. Ne parliamo con lei.

 

Negli anni 80 la TV privata (e non solo) trasmetteva anime e manga, conosciuti però come cartoni animati. Come spiega il proliferare di questo formato televisivo e la sua accettazione?

Si trattava di riempire i nuovi palinsesti e di sottrarre pubblico alle reti Rai e alla “Tv dei ragazzi” con una proposta alternativa e nuova, e le serie giapponesi, disponibili in grande quantità e che in quel Paese erano una consuetudine, per noi rappresentavano davvero novità assoluta.

Erano storie inedite, appassionanti, e, spesso, come nel caso di Lady Oscar, disegnate con cura – benché con un tratto che a noi italiani, che avevamo familiarità con i personaggi Disney e poco altro, doveva apparire esotico e nuovo, e poteva fare arricciare il naso a chi, nato negli anni 40-50, era legato a cartoni animati diversi; al contrario, per la generazione di chi oggi ha dai 50 ai 30 anni, Oscar diventò da subito un mito assoluto, oggetto di un merchansing che in Italia non si era mai visto e la cui onda lunga – lo dimostra la recente capsule collection di Max & Co. – non è mai finita.

 

Perché questo personaggio, ancora oggi, è tanto amato in Italia?

Il personaggio di Oscar è ancora amatissimo, in Italia e non solo, perché R. Ikeda, e poi i realizzatori dell’anime, uno su tutti, il regista, Osamu Dezaki (che subentra pienamente a dirigere a partire dall’episodio 19), hanno creato una storia perfetta, in cui si mescolano riferimenti storici puntuali a un periodo ancora oggi per noi affascinante. Inoltre, nella storia troviamo anche riferimenti letterari molto alti: pensiamo alle donne-guerriere nell’epica del XVI secolo, in Ariosto e Tasso, Clorinda sopra tutti. E poi, ci sono riferimenti alla mitologia classica, e, in fondo, in filigrana, anche alla figura storica che in Francia e in Europa rappresenta la donna guerriera per eccellenza, segnata da un destino di eroismo e tragedia: Giovanna D’Arco. E tutto questo, poi, viene condensato in quella che non è una semplice storia di avventure di cappa e spada, ma in una tragica storia d’amore.

 

Quanto c’è di “verità storica” in Lady Oscar?

Stante, come dicevamo sopra, la plausibilità dello scenario ricostruito, le vicende in cui Oscar viene coinvolta – la rivalità fra la Contessa Du Barry e Maria Antonietta, le vicende relative allo “Scandalo della Collana”, il calo di popolarità della Regina agli occhi dei sudditi, l’influsso nefasto della sua favorita, le vicende che portano alla convocazione degli Stati Generali, la presa della Bastiglia – sono effettivamente accadute. Il personaggio stesso di Oscar potrebbe essere stato ispirato a R. Ikeda ad alcune figure realmente vissute, dal caporale Hulin a Laure de Berny, figlia della seconda moglie del Generale Jarjayes, anch’egli personaggio realmente esistito, e fedelissimo realista.

 

Lei conclude il testo definendo il percorso “un viaggio emozionale”: quali sono le emozioni che accompagnano lettori e lettrici?

Lettori e lettrici, e spettatori e spettatrici, ogni volta che rileggono il manga o rivedono l’anime, riescono sempre a ritrovare le emozioni che li hanno accompagnati al loro primo incontro con la storia di Oscar: in fondo, è stata la prima volta che, da bambini, abbiamo scoperto, con amarezza, che le favole possono anche non avere il lieto fine, e che i buoni non sempre “vivono felici e contenti”. Allo stesso tempo, si tratta di uno dei prodotti più raffinati e complessi dell’industria culturale, che è entrato nell’immaginario collettivo, che può essere fruito a vari livelli, e, soprattutto, che veicola un messaggio di autenticità e fedeltà ai propri ideali e a sé stessi. Niente male per un “cartone animato”, vero?

Elisa Cutullè

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