Mariza L’apoteosi delle divergenze

Photocredit: Philharmonie

 

La comunità portoghese in Lussemburgo, è la prima comunità di stranieri nel Granducato. Tappa doverosa, dunque, per gli artisti portoghesi in tour, come recentemente Mariza, farci almeno una tappa.

Con 20 anni di carriera alle spalle, l’artista, sottolinea di fare musica, non solo fado, seppure soccombe al fascino del fado che considera come un ferita che fa male, e, allo stesso tempo da piacere. Che la musica e l’artista fosse un tutt’uno è chiaro dalla presenza scenica dell’artista, a partire dalla scenografia e dall’entrata in scena. Palchetto sopraelevato per i cinque strumentalisti che l’accompagnano (José Manuel Neto- chitarra portoghese; Pedro Joia- chitarra classica; Yami Araujo- basso; Joao Frade- fisarmonica; Hugo Vicky Marques- percussioni), con sullo sfondo delle tende dorate). Nota ketch?  Forse, ma più tendente verso l’anticipazione di chi entrerà in scena: una diva.

Le luci sono ancora soffuse sugli strumentalisti, quando lei entra in scena, e si pone, al centro a cantare, illuminata da un fascio di luce.

Avvolta in un vestito vedo e non vedo, tra veli e brillantini, dimostra fin da subito chi è: un portento musicale che domina la scena  mantiene l’intero attimo della Philharmonie (Lussemburgo) con il fiato sospeso. Non si sente volare un mosca: il pubblico è abbagliato ed ammaliato da questi1,85 metri di bellezza statuaria e vocale.

A vederla così, in scena, si stenta a credere che Mariza fosse nata prematura ed estremamente debole. Leggende urbane narrano che il padre avesse fatto un voto, promettendo di chiamare la figlia Mariza,  come la cantante brasiliana Marisa Gata Mansa e di avvicinarla alla musica.

Incomincio da ragazzina intrattenendo, con il fado, prima gli ospiti nel locale paterno e viaggiando in diversi luoghi. Negli anni 90 il suo nome diventa sempre più famoso, tanto che, nel 2003, le viene conferito il World Music Award da BBC Radio.

Ma in cosa consiste il segreto del suo successo? Chi assiste ad uno dei suoi concerti se ne rende conto: Mariza non è una semplice artista del fado, bensì un’artista che ama sperimentare musicalmente e che non disdegna, di improvvisare musicalmente o ad interagire con gli strumentalisti. Ecco che, tra una canzone e l’altra, fa uno scherzo con il tastierista o prende in giro il chitarrista o anche se stessa, auto-ironizzando sulle proprie conoscenze linguistiche e la sua passione per i tacchi. Non le sfugge lo sguardo preoccupato di una sua fan a vederla ballare sui tacchi, per cui la rassicura e le fa anche vedere quanto siano comodi i tacchi. Questa un’altra sua caratteristica, quella di interagire con il pubblico. Mariza, non solo domina la scena muovendosi da un lato all’altro del palco (salutando anche chi è seduto sulle balconate più lontane), ma si fa anche un giro tra il pubblico, dispensando saluti e sorrisi. Il pubblico le è grato: l’atmosfera è da stadio (seppure ci si trovi alla Philharmonie): una massa di gente in adorazione nei ritmi struggenti e trascinanti dell’amore, ma che si trasforma in coro, non appena viene invitato a farlo.

Non importa che si parli, di amore, di destino o di stagioni, Mariza riesce a dare una sua personale è distinguibilissima interpretazione musicale, prendendo il pubblico per mano e fargli conoscere un modo musicale a 360° , un mondo in cui non ci sono confini tra palco e realtà.

Triguerinha diventa una sfida per il pubblico che deve imparare a rispondere, a tempo e in maniera coralmente completa,  a ritmi serrati dettati da percussioni, fisarmonica e basso, che, strumentalmente, arricchiscono lo spettro musicale base del fado tradizionale (chitarra portoghese e chitarra classica). Un ritmo leggero che conquista: basta chiudere gli occhi per sentirsi a Lisbona, in un tipico locale con un bicchierino di vino della casa e un po’ di baccalà.

Tonalità pop, rasenti all’ira è mentira , in cui Mariza denuncia la falsità del mondo che la circonda, evidenziando le bugie e le fisime mentali.

90 minuti di un portrait musicale di Mariza e del Portogallo: momenti musicali difficili da dimenticare.

 

Elisa Cutullè

 

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