Nel corpo di ballo die Kiel due ballerine di origini italiane, Emma Lucibello e Viola Crocetti-Gottschall. Emma è arrivata in Germania dopo un’esperienza lavorativa a Londra, Viola invece, di madre tedesca e padre italiano, è nata e cresciuta in Germania.
Come siete arrivate alla compagnia del teatro di Kiel?
Emma: Mi trovavo in uno di quei periodi della vita in cui ci si chiede che ne sarà di me… alcuni amici me ne hanno parlato, suggerendomi di provarci, in quanto la compagnia è giovane con un processo creativo di identità ancora in fieri. Il fatto di poter essere parte di questo processo, di creare e fruire dello scambio di energia e passione è stato uno dei motivi principali.
Viola: La mia storia è leggermente diversa. A dire il vero, ho smesso di danzare, già 6 anni fa e mi sono trasferita a Kiel perché mio marito (Edward James Gotschall) faceva parte della compagnia. Io, invece, ho seguito diverse formazioni e mi sono orientata sul campo economico, specializzandomi nella consulenza. La danza, però non ti abbandona mai, anche perché, sinceramente, si continua ad esercitarsi e/o ad insegnare. A Kiel si fanno anche diversi musical ed è proprio in occasione di una ricerca di interpreti per questi progetti che mi sono avvicinata per la prima volta a questa compagnia, con contratti di collaborazione. Da allora, quando c’è qualche opportunità interessante mi viene chiesto se va di farne parte.
Che relazione avete con Romeo e Giulietta?
Emma: È una storia d’amore con un tocco di tragedia (la fine è nota a tutti), anche se, lo ammetto, quello che mi appassiona di più è la musica: forte, travolgente e ispiratrice. Ogni volta che la sento, la musica mi «prende» e sento la necessità di ballarla.
Viola: È la quarta volta che mi trovo nel cast di questo balletto. La storia di Romeo e Giulietta l’ho sempre amata, perché è una relazione artistica perfetta tra musica e arte che fa scaturire una grande energia in scena. Nella versione di Ivanenko ho il ruolo della balia che è, nella sua versione un ruolo molto emozionante perché la balia sopperisce alla scarsa presenza della madre di Giulietta. Uno degli aspetti, forse, che mi ha spinto maggiormente ad accettare il ruolo.
Ci sono ruoli, nella vostra carriera, che vi hanno emozionato di più o che hanno rappresentato una sfida particolare?
Viola: Per me un ruolo può essere «difficile» per diversi motivi: fisicamente (ho danzato diverse coreografie che erano estremamente complicate) o emotivamente (quando sei portata ad interpretare un ruolo di conflitto con un’interprete a cui si è legati con un rapporto di amicizia).
Emma: Io sono, ancora, molto giovane. Secondo me una ballerina ha, sia nella vita che nella sua carriera, delle tappe da percorrere. A vent’anni, non hai ancora la consapevolezza del ruolo e quando ti viene offerta la possibilità di interpretare dei ruoli lo fai senza pensarci troppo. Quando poi «cresci», cominci a realizzare che quando interpreti un personaggio o un ruolo, devi trasmettere, a seconda del ruolo, della emozioni specifiche e questa consapevolezza rende l’interpretazione più difficile. Per me, uno dei ruoli più difficili in questo senso è la «dama delle camelie», perché è un ruolo che manifesta la maturità di un’interprete e il modo in cui si affrontano le relazioni amorose e le difficoltà ad esse collegate. Anche i ruoli in cui devi fingerti morta sono una bella sfida, perché l’emozione della morte deve essere autentica. Non è tanto difficile, direi, il ruolo, bensì l’attitudine ad interpretarlo.
Il vostro rapporto con l’Italia e la Germania?
Viola: Un rapporto, quello con l’Italia, che è variato nel corso degli anni. Sono nata e cresciuta in Germania, ma, come succede per le famiglia di origini italiane, abbiamo sempre trascorso le 6 settimane delle vacanze estive in Italia. IL modo di relazionarsi che avevano in Italia era diverso da quello a cui ero abituata in Germania, per cui, per me, non è mai stato facile. Anche il fatto di essere l’unica bambina in una massa di cugini maschi, non è stato proprio di aiuto. Nel corso degli anni il mio rapporto è cambiato, quando mi sono resa conto che avevo appreso più di quanto pensassi. Oggi l’Umbria, la regione di origina di mio padre e i parenti che vi vivono, sono una parte della mia vita e della mia esistenza.
Emma: Io sono arrivata in Germania per la compagnia di Kiel e per lavorarvi. Quello che mi piace della Germania è che ogni città non importa se piccola o grande, ha un teatro e relative produzioni teatrali (musica, recitazione e/o danza). Questo manca, in un certo senso, in Italia: abbiamo 3 grandi teatri con cartellone pieno e qualche altro teatro con produzioni sporadiche. Ho l’impressione che il supportare l’arte stia scemando un po’ in Italia.
Elisa Cutullè