La tragedia romantica, scritta da Shakespeare un paio di secoli fa, è stata fonte di ispirazione non solo per il cinema. Anche il mondo della danza non ne è rimasto illeso: Sergei Prokofjew ha traslato, fedelmente alla storia originale, il tutto creandone un balletto, che poi è risultato il suo più lungo (quasi 3 ore, pausa inclusa), nonché più conosciuto.
Yaroslav Ivanenko, direttore del teatro di Kiel e coreografo, non è rimasto illeso a questo fascino. Come rivela lo stesso, durante un’intervista con Telse Hahmann e Daniela Roth, dopo averne viste diverse interpretazioni (teatrali, cinematografiche e musical), è nata l’esigenza di darne un’interpretazione personale. Il focus non è più l’amore, bensì il conflitto che può nascere, secondo il coreografo, in qualsiasi momento e per ogni qualsivoglia piccolezza.
Il balletto, che lo scorso dicembre è stato portato in trasferta anche al teatro di Lubecca, pone l’accento sulla comunicazione interpersonale, sulla necessità di relazionarsi e sulla complessità delle interazioni umane. Come novità nella versione di Ivanenko vi è la dama in bianco, una sorta di messo del destino che viene a prendere chi si deve recare nel regno dei morti.
I due personaggi principali rimangono, comunque Romeo (Amilcar Moret Gonzales) e Giulietta (Marina Kadyrkulova): gli altri personaggi fungono da corollario, da supporto alla loro tragica storia d’amore ed esistono in relazione ad essi. Anche se, talvolta, i salti eleganti e spettacolari di Mercuzio (Shori Yamamoto) e Benvoglio (Shizuru Kato) rubano elegantemente la scena.
Elisa Cutullè