Chi ha visto Omer Meir Wellber dirigere, non ha potuto fare a meno di notare, l’energia e la verve con cui vive ogni singola nota, fino all’ultimo muscolo del proprio corpo. Si potrebbe quasi dire che, più che dirigere con l’anima, Wellber diriga con tutto il corpo diventando un tutt’uno con la sua orchestra.
Nell’ultima edizione dei Dresdner Musikfestpiele. Gli appassionati musicali hanno avuto diverse occasioni divederlo in azione.
Nella Frauenkirche, ha diretto un concerto composto dal Concerto per violino e orchestra di Tschaikowsky (David Garrett solista) , The return of the Jackals di Michael Volpe, per orchestra, mandolino, fisarmonica (prima mondiale) e la Sinfonia n. 6 di Schostakowich. Da una leggerezza iniziale di passa ad un’escalazione fragorosa e portatrice di speranza per terminare in un tripudio di elementi distorti e soavi al punto stesso.
La possenza dell’orchestra sembra, a volte, rubare la scena al solista, quasi una lotta, un rincorrersi musicale per attirare l’attenzione del pubblico.
Atmosfera ancora più grandiosa quella che si respirava nella Kreuzkirche per l’8° Sinfonia di Mahler. Distribuiti tra balconate, navate laterali e altare c’erano oltre 300 persone, tra orchestre e cantanti: 2 orchestre (Israelic Philhamrnic Orchestra + Sinfonieorchester der Hochschule für Musik), 5 cori ( Coro Filarmonico di Praga, Singakademie Dresden, Coro universitario di Dresda, Knabenchor di Dresda e Coro delle voci bianche della Singakademie Dresden), 8 solisti ( Sarah-Jane Brandon, Rachel-Willis Sorensen, Hila Baggio, Waltraud Meier, Gala el Hadidi, lance Ryan, Christoph Pohl e Gabor Bretz) e un direttore d’orchestra, il pubblico si è sentito al centro della scena ed ha potuto gustare, appieno, la maestosità dell’opera di Mahler.
Elisa Cutullè