Das deutsch-italienische Kulturmagazin im Saarland
Eraldo Affinati e Don Milani
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Un libro dedicato alla vita di Don Milani. Come è maturata questa idea?
L’idea di scrivere un libro su don Lorenzo Milani è nata in classe, di fronte ai miei studenti meno disponibili, coloro ai quali avevo già dedicato l’Elogio del ripetente. Non ho scritto solo una biografia del priore di Barbiana; piuttosto mi sono confrontato con lui e con quelli come lui sparsi oggi in ogni parte del mondo: dall’Africa all’Asia, dall’Europa all’America. Questa è la risposta più immediata che potrei dare. Ma la vera motivazione dovrei cercarla nella mia infanzia povera, dal punto di vista culturale; nella mia ricerca delle parole per dare valore alla vita. In questo libro sono andato in fondo a me stesso. Ho riparlato con l’Eraldo bambino per capire chi sono adesso.
Reportage, riflessioni, racconto, scoperta: come descriveresti tu il tuo lavoro.
L’uomo del futuro è un reportage riflessivo, come quasi tutta la mia opera. Alla fine dei miei viaggi c’è la scrittura: il luogo in cui capisco o non capisco ciò che ho fatto e quello che voglio fare. Durante la stesura don Lorenzo Milani è stata una barra direzionale che orientava la mia rotta. Anche ora, a libro chiuso, sento che mi spinge a scegliere questo o quello. Accade spesso così con gli scrittori che amo: da Tolstoj a Hemingway, da Bonhoeffer a Mario Rigoni Stern, per citarne qualcuno.
Che rapporto hai tu con la Chiesa e la religione?
Non ho avuto un’educazione confessionale. I miei genitori erano entrambi agnostici. Credo tuttavia di avere uno spirito religioso. Mi considero un apprendista cristiano: simile a un ragazzo che entra in laboratorio e studia il funzionamento dei pezzi. Sono un uomo in cammino.