HORA: L’universalità unica e diversa

Hora

In spagnolo, portoghese e latino il termine HORA corrisponde da ORA. È la prima associazione che la mente occidentale associa al termine. Tuttavia non è esattamente quello che Ohad Naharin aveva in mente: il leitmotiv della coreografia sviluppata su diverse composizioni di Isao Tomita e Ryoji Ikeda, è l’esperienza del singolo danzatore con la musica.

Il balletto dello Staatstheater di Saarbrücken è l’unico ad aver ottenuto la licenza di poter studiare la coreografia e metterla in scena. E già durante le prime prove, Naharin ha dimostrato la versatilità del suo metodo di studio “GAGA”, un metodo che mira a creare manifestazioni artistiche partendo dall’ispirazione di alcuni termini ad hoc.

Durante le prove, infatti, Naharin ha modificato la coreografia, rivisto la lunghezza dei pezzi musicali, in modo da adattarli all’energia creativa scaturita dal gruppo.

E di energia creativa i ballerini ne hanno dato ampia dimostrazione: gruppi mai fissi eseguono movimenti che passano dal sincrono all’asincrono e infine al complementare. Dal palco si irradia nel pubblico una forte energia, sottolineata dalle versioni musicali di Tomita e Ikeda: l’attenzione è focalizzata sui ballerini che, vestiti di nero, si distaccano dallo sfondo verde e sperimentano nuovi movimenti, si adeguano al gruppo, ne diventano parte per un po’ e poi ritrovano la propria universalità.

Eccellenze in un’universalità che mantiene la peculiarità della differenza.

 

Elisa Cutullè

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