Il movimento sembra essere uno dei temi dominanti delle produzioni dello Staatstheater di Saarbrücken per la stagione 2015/2016: Anche la scena per la Vita di Galilei di Berthold Brecht (messa in scena di martin Nimz e scenografia a cura di Sebastian Hannak) è viva: un muro di rettangoli su cui vengono proiettati i video dei disegni di galileo, i pianeti e il sole (video a cura di Thorsten Hallscheidt) ma che si trasforma in scena tridimensionale con uno spostamento di livelli di rettangoli concentrici, che creano scene distaccate ma unite.
Seppur scarna all’occhio questo movimento intrinseco della scena, che si apre, sperimenti ma poi ritorna in sé nella sua chiusura, ripropone in maniera silenziosa ma forte, il dilemma interiore di Galileo: aperto agli esperimenti scientifici, vive purtroppo in un mondo non pronto ancora per le sue scoperte. Pur di sopravvivere è costretto ad abiurare.
Il pezzo, scritto da Brecht nel 1938-1939 è disponibile in diverse versioni teatrali. Quella proposta da Nimz per la prima di Saarbrücken è l’ultima, presentata per la prima volta a Colonia nel 1955.
In scena troviamo un Galileo molto moderno (Andreas Anke), vestito in jeans e maglietta. Il fido Andrea Sarti (Vanessa Czapla), ragazzo pieno di curiosità e di voglia di apprendere, mette a dura la prova la pazienza del fisico, cheidendogli innumerevoli volte come funzionino le cose e cosa ci sia dietro. La madre (Yevgenia Korolov) non sembra molto contenta di questo inutile perder tempo di Galilei che non frutta soldi e, che quindi, non permette introiti che possano servire a pagare le fatture. Ecco perché si prodiga affinché il giovane proprietario terriero Marsili (Pit-Jan Lößer) possa prendere lezioni di ripetizione in fisica. Il giovane, non certo una mente brillante (critica ai nobilotti proprietari terrieri succubi di una mentalità paesana), non brilla per la sua arguzia e svela a Galilei i dettagli un aggeggio, un tal cannocchiale, che vendono in Olanda. Sarà un caso se una tal mente si trova in perfetta sintonia con la figlia di Galilei, Virginia (Lena Sophie Vix). Verrebbe spontaneo dire: Dio li fa e poi li accoppia e.. li scoppia. Alla fine Marsili annulla il fidanzamento con Virginia, solo perché Galileo non vuole rinunciare alle sue scoperte e ai suoi studi. A nulla valgono i discorsi di Galileo in cui implora di voler considerare la figlia responsabile delle azioni fatte da lui.
Questo grande genio opera in un mondo ottuso, limitato. A nulla Vale che il Cardinal Barberino (Marcel Bausch), scienziato anche lui, diventi Papa: all’Inquisitore (Holger Schröder), si possono chiedere eccezioni ma non esenzioni. Così Galileo è costretto ad abiurare, pur di continuare a vivere ed essere vicino a sua figlia. Eppure, nonostante tutto, continua a scrivere ai suoi discorsi che consegna ad Andrea in viaggio per l’Olanda.
Un galileo molto umano, fin troppo umano a volte. Andreas Anke interpreta il suo personaggio in maniera eccellente, riuscendo a posizionare i giusti accenni di follia tipici del genio e di chi, a suo malgrado, si trova posto in una situazione scomoda, non libero di pensare. Umana, sfaccettata e convincente l’interpretazione di vanessa Czapla nel ruolo di Andrea Sarti: ragazzino capriccioso ma deciso, autocritico e supportativo.
Non c’è da stupirsi, dunque, se alla fine gli applausi più scrosciati e forti li abbiano ricevuti proprio i due protagonisti anche se, in tutto e per tutto, lo spettacolo è stata di una qualità eccellente.
Brecht, in questa sua opera, è riuscito a creare una storia che rimane sempre attuale: l’incapacità dell’uomo di mettere in discussione i pilastri della società, perché obbligato a piegarsi alle leggi, per quanto non valide siano.
Elisa Cutullè