Photocredit: (c) Thomas M Jauck
L’opera di Verdi Un ballo in maschera, scritta su libretto di Antonio Somma, fu messa in scena, per la prima volta il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma.
Inizialmente doveva venir rappresentata al teatro San Carlo di Napoli (aveva anche un altro titolo), ma la critica borbonica non riteneva adeguato il tema e i personaggi: non era certo ottimale, specialmente in un periodo pieno di rivoluzione, di presentare un omicidio passionale trasformarsi in liberazione e affermazione politica.
Verdi prese a cuore le modifiche spostando l’azione dall’Europa negli Stati Uniti e anche lavorando sui personaggi, però decise di spostare la prima, appunto, a Roma.
La versione che Tom Ryser ha presentato a Saarbrücken lascia nello spettatore sentimenti non chiarissimi. Scenografia e costumi (a cura di Stefan Rieckhoff) creano momenti di confusione: Riccardo (interpretato da James Lee) indossa un abito stile contemporaneo, un fresco azzurro come lo si vedrebbe in un ricevimento estivo da country club. Ma i colpevoli che gli vengono presentati hanno costumi del passato, con il classico collarone. E, come se non bastasse, sullo sfondo si nota un quadro di un re (il re di Svezia).
È come se si fosse cercato di tornare all’essenzialità stigmatizzando alcuni elementi: eppure questa scelta purista non è facile da digerire, visivamente. L’esperienza visiva, tuttavia, viene bilanciata dall’ottima presenza scenica e vocale dei protagonisti che riescono trasportare il pubblico in questa storia di bramosia e di amore non corrisposto.
Prossimi appuntamenti: 19, 23 e 25 luglio 2015
Per informazioni e biglietti: www theater-saarbruecken.de
Elisa Cutullè