Inger_Celis_Ekman: Un triangolo nordico

Inger_celis_ekmanPhoto: (c) Erwin Altmeier

Prendere in eredità un gruppo di balletto non è una cosa semplice. Già in Peer Gynt, tuttavia, Stijn Celis, aveva mostrato al pubblico di Saarbrücken (almeno a quello che non aveva visto il suo balletto di Cinderella) di essere una persona versatile, aperta, desideroso di offrire prospettive diverse, alternative.

Continuando su questo filone ha presentato una serata composta da tre balletti: uno suo e due di coreografi svedesi.

Walking Mad di Johan Inger ha avuto il pregio di aprire la serata. Questa coreografia, presentata al pubblico per la prima volta nel 2001 presso il Nederlands Dans Theater 1, è il lavoro del coreografo svedese che ha studiato danza in Svezia e Canada, e che, dopo essere stato direttore artistico del balletto Cullberg i Svezia, dal 2009 è Associate Choreographer del Nederlands Dans Theater. Walking Mad , strutturato intorno al Bolero di Ravel e musica di Arvo Part, è la rappresentazione dell’uomo che diventa folle. È una follia che si sviluppa nella sua vita quotidiana, quasi un percorso naturale delle pressioni e delle passioni che vive. L’elemento di una barriera semimobile con porte che si aprono su nuovo mondi, effetti ottici “assurdi” e ballerini che diventano climber, il balletto incontra il teatro: un gioco di colori, di costumi e di movimenti per rappresentare forse un sogno?

 

Neues Stück di Stij Celis si sviluppa sulle note di Metamorphose di Bernd Alois Zimmermann, compositore tedesco del secondo dopoguerra che ha da sempre avuto la nomea di stare tra due fronti. La sua musica dodecafonica è lontana dall’essere conformista o troppo specificata da richieste avanguardistiche. Su richiesta dell’amico Michael Wolgensinger compose per lui le musiche di Metamorphose per il film omonimo, La composizione è composta di 6 parti: introduzione, invenzione, romanza, canone, habanera e gigue. Eppure, nonostante questa sua versatilità finora il pezzo è stato eseguito solo con orchestre sinfoniche e mai come base per balletti. Celis decide di conferire al pezzo un certo rigore e chiari confini: la scenografia è basica, completamente nera mentre i ballerini indossano tute superaderenti dai colori sgargianti che contrastano il rigore coloristico ed eseguono le coreografie con precisine matematica, tanto da sembrare, talvolta senza cuore.

 

Cacti di Alexander Ekman, il più giovane del gruppo, ha deciso già a 22 anni di voler diventare coreografo, collaborando, finora, con diversi balletti in Svezia, Norvegia e Olanda. Cacti, rappresenta un visione giovanile, spensierata, ma al contempo satirico-ironica del mondo di interpretare il balletto e l’arte in generale. Vengono presi in giro i canoni del balletto, i giochi di parole, i movimenti: i ballerini con un costume color carne, a volte corrono sul posto, si muovono con cactus e spostano le proprie pedane dopo essersi esibiti. Interessante l’opzione di avere, sul palco anche 4 archi che hanno accompagnato parte della musica scelta per il pezzo (Franz Schubert, Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven).

 

I tre coreografi hanno presentato al pubblico il loro modo di vedere il mondo: regolato, forse troppo. Un mondo che bisogna affrontare con la prospettiva dell’ironia, dando poco peso all’interpretazione altrui, per evitare di rischiare la pazzia.

Il pubblico ha apprezzato il messaggio: un apprezzamento con standing ovation finale, intesa per tutti i tre pezzi che non solo ha dimostrato la riuscita combinazione di tre stili e concetti diversi di balletto, ma anche la bravura dei ballerini di essere in grado di cambiare, in una serata, diverse volte impostazioni e personaggio.

 

Da non perdere i prossimi appuntamenti il 7, 13 e il 18 marzo.

 

 

Elisa Cutullè

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