L’opera di Mozart del 1775 viene messa in scena molto raramente, nonostante abbia arie e musicalità affascinanti. Uno dei motivi è probabilmente la durata di 4 ore che non è facilissima da digerire. Tom Ryser ha deciso di rivisitare in maniera molto originale sul palco dello Staatstheater a Saarbrücken.
Considerando che Wolfgang Amadeus Mozart, a quanto pare, non fosse molto contento del libretto all’epoca, chissà come avrebbe reagito a questa versione anno 2000 della sua opera di questo amore confusionario.
Ryser, già in passato si era avvicinato a Mozart, offrendo al pubblico una sua visione di uno dei capolavori morzartiani (Il flauto magico) trasformandolo in opera senza cantanti: in tale rivisitazione le parti dei solisti venivano suonate dai membri dell’orchestra seduti tra il pubblico. Unico reduce era “Papageno” che cercava, invano e con poco successo, di avere la meglio sui musicisti.
Chi vuole vedere lo spettacolo messo in scena da Ryers con costumi e scenografia di Stefan Rieckhoff e Coreografia di Lillian Stillwell, ritroverà il filo guida principale: La marchesa che si finge giardiniera e che alla fine ritorna ad essere l’amata del Conte Belfiore. Rimangono intoccati anche i personaggi principali, beh, forse non proprio intoccati. Diciamo intoccati almeno per la presenza.
Ridurre un’opera della durata di 4 ore a due ore significo fare un lavoro di rivisitazione totale. Piuttosto che tagliare, i creatori dello spettacolo, sono partiti dall’idea di cosa mantenere, di quali arie mantenere per poi crearvi attorno drammaturgia (a cura di Brigitte Heusinger) e interazioni con il pubblico.
Questa “versione” presenta una novità estremamente interessante: il coro dei bambini. Che siano loro i veri protagonisti dell’opera lo si intuisce all’inizio. Prima dello spettacolo sfilano ni corridoi del teatro cantando arie e marciando con l’orgoglio e le leggerezza tipica dell’infanzia. E sono anche loro quelli che vediamo in scena per primi, testimoni del tentato omicidio del Conte Belfiore nei confronti della Marchesa Violante. Sono loro ad aiutarla dopo l’attacco, prendersene cura e a vestirla da giardiniera. Sono sempre i bambini del coro che cercano di portare gli amanti insieme e che, fino alla fine, rimangono i protagonisti.
Nardo e Serpetta, Arminda e Ramiro, Belfiore e Violetta e il povero Don Anchise, diventano il corollario del coro dei bambini e, allo stesso tempo, vittime dell’incomprensibilità dell’amore.
Geniale l’idea di portare l’orchestra sul palco e lodevole anche la versatilità del dirigente (Ulrich Cornelius Mayer) che in perfetta armonia si è integrato tra gli interpreti.
Quello che si è notato in questo spettacolo è la giocosità e la freschezza: gli interpreti, con facilità e armonia, sono passati da arie liriche a recitare in tedesco o nella propria lingua madre, ad eseguire le brevi coreografie: passaggi fluidi e armoniosi, mai noiosi.
Quale purista, nel pubblico, ha dimostrato il suo dissenso per questa trasformazione, a suo parere troppo radicale. Non a tutti è dato di capire la magnificenza e aprirsi a nuovi orizzonti interpretativi. Ryser ha posato una nuova pietra nell’interpretazione mozartiana. Attendiamo con ansia la sua prossima destrutturazione.
Elisa Cutullè