Intervista a Karen Swan, autrice di “Un diamante da Tiffany”, edito da Newton Compton Editori

Natale da Tiffany, è il tuo sogno di Natale?
Devo ammetterlo: trovarmi nei panni di Cassie e trovare una scatolina con il mio nome sotto l’albero di natale di Tiffany è una cosa che non mi sarebbe dispiaciuta. Ormai sono trascorsi due anni da quando ho scritto il libro, ma il desiderio di vivere questa emozione è ancora fortissimo. Se casomai mio marito decidesse di fare qualcosa del genere per me, non gli rinfaccerò di avermi rubato l’idea (chissà se capisce l’antifona?).
Ma penso che il mio Natale perfetto è quello in cui mio marito praticamente mi ha preso in giro. Ero andata a fare shopping con mia cognata e avevo notato un girocollo stupendo, ma troppo costoso. Quindi ho suggerito un altro girocollo a mia cognata che non era eccessivamente costoso, ma lei non lo comprò. Così inviai un’e-mail al marito indicandogli quale sarebbe stato il regalo perfetto per la moglie.
Il giorno di Natale, mio marito mi regalò un sacco di articoli da cucina: stavo per andarmene disillusa quando tirò fuori l’ultimo pacchetto sotto l’albero. Era proprio la collana che avrei voluto comprare.
E così scoprì che mia cognata aveva avuto la mia stessa idea.

Cosa rappresenta Tiffany per te?
Eleganza. Tutto è perfetto, fatto con amore e dedizione. A me non piacciono i fronzoli e le cose inutili, adoro la classe. Ho una coppia di candelieri in cristallo Elsa Peretti. Sono semplicemente divini: delle sculture da tavola.

Il tuo romanzo è una storia d’amicizia tra donne. Quanto sono importanti per te le amicizie femminili?
Immensamente. Per me sono importanti quanto le relazioni amorose. So che quando combatto con i miei amici è come rompere con un uomo- non dormo, perdo l’appetito. Tutti abbiamo bisogno di persone con cui ridere e svagarsi. I migliori amici diventano come una famiglia, conoscendoci profondamente, con i nostri pregi e i nostri difetti e che ci amano come siamo.
Perché hai fatto viaggiare Cassie in tre nazioni? Cosa rappresentano la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti per te?
Sono sempre stata, e lo sono ancora, affascinata da come siamo il prodotto dell’ambient ein cui viviamo. Ho letto un articolo su una creatrice di stoffe a Venezia che mi ha davvero intrigato. Lei sembrava essere tutto quello che io avrei desiderato essere e non ero. Così mi sono chiesta: lei sarebbe stata più come me se fosse cresciuta a Londra? Io sarei stata più come lei le avessi vissuto per un paio di anni a Venezia? Ho finito per scegliere New York, Parigi e Londra perché conosco molto bene questa città. Per il mio lavoro precedente per Vogue dovevo andarci spesso: erano e sono così diverse l’una dall’altra. Non è stato difficile immaginare come Cassie si sarebbe comportata in ognuna di esse. Manhattan è vigore ed energia, Parigi è decadente, indulgente, rarefatta e piena di fumo; Londra è fresca, trendy e rilassata.
Il fatto che Cassie trova il suo vero amore nella sua terra natìa, in un vecchio amico, sottolinea che l’amore è spesso dietro l’angolo e noi non siamo in grado di vederlo?
Spesso è così. Henry è un’ancora per Cassie in un periodo per lei molto tumultuoso. Si conoscevano da prima del matrimonio, prima che fallisse. Lui è qualcuno che guarda oltre le cose che sembrano occupare le donne single: capelli, vestiti, taglie. Lui non svaluta ciò che le amiche tentano di fare per lei. Le amiche hanno un ruolo importante, necessario a ricostituire il suo rispetto di se stessa per permetterle di amare di nuovo. Lui sa chi è lei veramente e fa la più romantica delle cose: la aspetta.

Hai detto prima che lavoravi per Vogue. Questo ha influenzato la tua scrittura?
Vogue mi ha dato una mano a trovare il mio stile. Prima io ero molto, forse anche troppo, formale. Inoltre Vogue mi ha insegnato a dare vita alle cose presenti nel giornale e a farlo usando semplicemente le parole.

Quale è stato il personaggio più intrigante da creare?
Senza alcun dubbio Claude. Alla fine l’ho amato, ma crearlo non è stata una passeggiata. Ho letteralmente trascorso un paio di settimane alla mia scrivania, cercando di capire che cosa mancasse nei capitoli dedicati a Parigi. Non riuscivo a capire cosa. C’è voluto tempo perché Claude prendesse forma, lentamente e gradualmente. Cercavo di renderlo insopportabile e finivo con l’amarlo sempre più. Un personaggio estremo, ma estremamente vulnerabile. Mi è dispiaciuto davvero chiudere in quel modo la sua storia.

Se il tuo romanzo diventasse un film, quali attori ti piacerebbe vedere interpretare i personaggi da te creati?
C’è stata una bella discussione sul tema su Facebook. Ed è ancora ben accesa. Beh: io vorrei Kristen Wiig nel ruolo di Cassie ( perchè è un grado di essere dolce, imbranata e divertente e perchè fa sempre una bella figura, qua.lunque cosa abbia addosso), Emily Blunt nel ruolo Kelly (sarebbe veramente perfetta), Audrey Tautou nel ruolo di Anouk (è come io ho sempre immaginato una parigina doc) e Katherine Heigel nel ruolo di Suzy (alta, divertente e impertinente). Per quanto riguarda i ruoli maschili vorrei vedere Jude Law nel ruolo di Luke; Olivier Martinez nel ruolo di Claude…Ma non ho la minima idea di chi vorrei vedere nel ruolo di Henry. Lui deve essere perfetto! Chi potrebbe interpretarlo? Beh, attendo suggerimenti.

 

Elisa Cutullè

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