(c) Massimo D’Amato
Non poteva iniziare meglio la stagione lirica 2013/14 al teatro Verdi di Pisa con una Forza del Destino interamente prodotta dal Teatro di Pisa: se parlare di perfezione forse è eccessivo, certamente abbiamo assistito ad uno spettacolo particolarmente equilibrato il cui “impasto” (voci, orchestra, regia, scene, costumi e coro) è apparso omogeneo e credibile catturando il pubblico che ha risposto con una lunga serie di applausi a scena aperta e con la richiesta di un bis per la struggente romanza “Pace, pace mio Dio”.
Ma veniamo ai fatti: senza essere sfarzosi, le scene e i costumi di Elena Biachini e Maria Rossi Franchi hanno saputo ben contestualizzare quest’opera ambientata nell’Italia e nella Spagna della metà de XVII secolo. Un aiuto notevole lo ha certamente dato Michele della Mea: le sue luci hanno saputo creare quelle atmosfere così importanti in quest’opera il cui libretto di Francesco Maria Piave è stato tratto dal dramma in prosa e in versi Don Alvaro o la fuerza del sino di Angel de Saaveda duque de Rivas.
Attenta, emozionante, “viva” la regia di Renato Bonajuto che ha saputo far recitare i cantanti (un po’ meno il coro – quello Lirico Conca d’Oro di Palermo che ha avuto un gran da fare con quest’opera che lo chiama in causa con un impegno notevole – spesso troppo statico rispetto alla dinamica della scena) facendo sì che ogni quadro portasse con sé quel pathos e quelle suggestioni indispensabili alla musica verdiana.
Interessanti, seppure limitate rispetto alle potenzialità che l’opera offre, le coreografie di Walter Matteini che, con i danzatori della Imperfect Dancer Company, ha animato i momenti di maggiore intensità.
Grande il giovane Maestro Valerio Galli che, alla guida dell’Orchestra della Toscana, ha dato una prova encomiabile di professionalità, passione e rigore leggendo la non facile partitura con una intensità davvero rara, specie nei circuiti “minori” della lirica italiana.
Una lettura che ha rapito fin dall’ouverture il teatro strapieno (anche nella replica di domenica) e che ha consegnato, atto dopo atto, la struggente bellezza di questa opera che torna a Pisa dopo otto anni di assenza proprio nel giorno della ”registrazione ufficiale” della nascita del suo compositore, un Giuseppe Verdi maturo e consapevole della capacità trascinatrice della sua musica in un’Italia da poco unita.
E’ stato bello, finalmente, sentire cantare, e bene, tutti o quasi gli interpreti a partire da due grandissimi bassi, Carlo Lepore nel ruolo di Fra Melitone e Dario Rossi in quello del Padre Guardiano. Voci che hanno saputo toccare il cuore degli spettatori, come del resto hanno fatto Luca Grassi, Don Carlo di Vargas, Claudia Marchi, una più che convincente e frizzante Preziosilla, Zoran Todorovich, appassionante e appassionato Don Alvaro, e Dimitra Theodussiu, Donna Leonora, che, dopo aver incantato il pubblico con la celeberrima “La Vergine degli Angeli”, ha ricevuto un’ovazione al termine della romanza “Pace, pace mio Dio” e una incontenibile richiesta di bis alla quale, complice il M°Galli, ha risposto con una perfomance ancora migliore rispetto alla prima interpretazione.
Rotto così bene il ghiaccio, adesso non resta che attendere il 29 novembre (replica il 1 dicembre) per il secondo titolo del cartellone, Tosca, nell’allestimento del Festival Pucciniano prodotto dal Teatro di Pisa in collaborazione con il Festival Pucciniano. Tre nomi noti al pubblico toscano, ma non solo, Stefano Lacolla (Mario Cavaradossi), Silvana Froli (Floria Tosca) e Giovanni Meoni (il Barone Scarpia) ci fanno ben sperare per il risultato.
Stefano Mecenate