È uno di quei racconti che, in un modo o nell’altro si è letti: questo piccolo principe, venuto da un pianeta lontano sulla terra per cercare persone e amicizia.
Solitudine, amore, relazioni, gelosie e rapporti umani: questi gli aspetti della vita umana che il principe e l’aviatore in un certo qual senso condividono. Cosa significa la vera amicizia, cosa significa vivere ed essere responsabili. Il sogno di un bimbo biondo (come viene raffigurato il principe) e di un pilota. Chi si prepara a vedere la messa in scena di Diem, alla Sparte 4, deve fare tabula rasa di quanto si ricorda del principe, e mettere da parte la figura del piccolo bambino fragile.
La rappresentazione, consigliata a partir da 16 anni, stravolge la storia. Il piccolo principe è in punto di morte e lo ritroviamo sul letto d’ospedale con una viscida infermiera. E così prima dell’ultimo respiro, passa davanti al principe tutta la sua vita e chi ha incontrato: volpi, principi e aviatore. Arredi minimali, costumi ultramoderni, ed essenzialità del concetto e del linguaggio.
Una perdita? Non direi: lasciando da parte tutti i fronzoli della storia, Diem si concentra sull’essenziale: il racconto, la parola e la magia che riesce a creare. E quando Gertrud Kohl, che interpreta il piccolo principe chiede all’avitore, interpretato da Georg Mittelstieler di disegnargli/le una pecorella, un sorriso e la magia della mente infantile, ancora così libera da pregiudizi riempe la scena. Da non perdere.
Elisa Cutullè