Filiberto Mateldi: Il fascino dell’illustrazione nel Novecento

 

Paola Biribanti, giornalista con la passione per il disegno e l’illustrazione si è cimentata, per Graphe.it Edizioni, in una monografia di uno dei massimi disegnatori italiani, morto prematuramente nel 1942.

 

Sembri avere una passione per l’illustrazione e la moda. È vero? Come è nata?

È vero. Sono stata sempre molto interessata e attenta alle immagini. Anche da bambina ero alquanto selettiva. Mi è anche sempre piaciuto molto disegnare, anche se con risultati non troppo entusiasmanti. Di qui l’ammirazione e anche il pizzico di invidia che provo nei confronti di chi lo sa fare bene. Il mio rapporto con l’illustrazione ha avuto un momento di svolta quando ho “incontrato”, ormai molti anni fa, quella che è considerata la “bibbia” per chiunque si avvicini a questo mondo e cioè la Storia dell’Illustrazione italiana, di Paola Pallottino, che, oltre agli illustratori, mi ha fatto conoscere le tante riviste illustrate che hanno punteggiato la storia del costume dell’Italia.

Oggi, l’illustrazione e la moda sembrano mondi separati, perché la moda è fatta e raccontata dalla fotografia. Fino a qualche decennio fa, invece, non era così. La moda è nata sulle riviste illustrate per signora, con figurini realizzati da celebri disegnatori, che, in molti casi, erano gli stessi che creavano i manifesti pubblicitari e illustravano i libri e i giornali. Insomma, occuparsi d’illustrazione implica anche avere a che fare con la moda, per lo meno fino a buona parte del Novecento.

 

Come è stata la ricerca del materiale che ti è servito per la redazione del testo?

È stata una ricerca complessa, per la difficoltà di reperire molte delle riviste del primo Novecento a cui Mateldi ha collaborato e per la pluralità dei contesti di riferimento esplorati. Oltre che nell’illustrazione di moda, per l’infanzia e nell’ambito della satira politica, Mateldi è stato attivo anche come attore teatrale, drammatico e futurista. Ha avuto, poi, una parentesi argentina, molto prolifica professionalmente, che ha aggiunto pepe alla sua vicenda biografica, ma che ha rappresentato un ulteriore ostacolo.

Mi sono mossa prevalentemente tra Roma, dov’è la maggior parte delle biblioteche e degli archivi che ho frequentato, e Milano, dove, invece, vivono gli eredi, la cui encomiabile disponibilità mi ha consentito di accedere ai disegni originali e al carteggio privato di Mateldi.

Nel complesso, la ricerca è stata oggettivamente faticosa, ma anche molto divertente. Tra inesattezze bio-bibliografiche e personaggi spuntati dal nulla e fondamentali nella vita di Mateldi, a tratti mi sono sentita come all’interno di un giallo. Di un “caso”, anzi.

 

Filiberto Mateldi, grande illustratore. Cosa rende il personaggio così affascinante?

L’elemento che inizialmente mi ha più incuriosito e che ha dato il “la” alla ricerca è stata la sproporzione tra la scarsità della bibliografia esistente su Mateldi (unita alla nebulosità dei riferimenti biografici) e la vastità e l’importanza della sua opera, confermate dalla diffusa notorietà in vita.

F. Mateldi, Copertina di «Pasquino», a. 66, n. 47, 20 novembre 1921. Fondo Paolo Moretti per la satira politica, Bergamo

Le illustrazioni di Mateldi raccontano la storia, a 360°, satira moda società. Come si esprime questa poliedricità, mantenendo la differenza e la peculiarità di ogni aspetto?

Il talento di Mateldi emerge anche da questo, oltre che dalla bellezza del suo tratto. Infatti, pur avendo frequentato ambiti molto lontani tra loro, come la satira politica e l’illustrazione di libri per ragazzi, è riuscito, ogni volta, ad adeguare lo stile all’occasione, senza tuttavia mai snaturarlo e rimanendo sempre riconoscibile.

Mateldi non è vissuto a lungo, ma la sua è stata una vita molto intensa. Ha viaggiato, ha partecipato alla Grande guerra, ha frequentato le redazioni delle riviste femminili, il teatro e, indirettamente, anche il cinema. Credo che il bagaglio di esperienze accumulate nel tempo lo avesse reso particolarmente empatico nei confronti delle diverse realtà che, di volta in volta, gli si presentavano davanti.

 

Filiberto Mateldi e Bruna Moretti: Cosa c’è dietro a questa relazione?

C’è la storia di una grande passione. La loro è stata un’unione in cui l’amore e l’arte erano legati indissolubilmente, visto che Brunetta è stata prima l’allieva, poi l’assistente, quindi la moglie di Mateldi. Si erano conosciuti per alcune caricature realizzate da lei, che una comune conoscente aveva recapitato a Mateldi, al tempo uno degli illustratori più famosi e richiesti. Lui era stato subito colpito dallo stile di quella disegnatrice e aveva voluto incontrarla, dimostrando così un’abilità straordinaria anche come scopritore di talenti.

 

Che relazione esiste tra Mateldi e il teatro?

Una relazione lunga tutta la vita e animata da una passione sempre accesa. Mateldi ragazzo, infatti, non sognava di diventare un disegnatore, ma un attore drammatico. E, in parte, quel sogno è riuscito a realizzarlo: ha recitato in compagnie importanti degli inizi del secolo e accanto a giganti del palcoscenico come Emma Gramatica e Ruggero Ruggeri.

Anche dopo la dura esperienza al fronte, Mateldi ha continuato a procedere in quella direzione, solo che ha intrapreso la strada impervia del teatro futurista sintetico, che ha avuto storia breve e poco felice. Nonostante la delusione per il fallimento della compagnia, che aveva contribuito a fondare, e l’abbandono dell’attività di attore, non ha mai smesso di occuparsi di teatro. Infatti, dagli anni Venti, Mateldi è stato attivo come illustratore di rubriche teatrali su riviste e giornali, come ritrattista delle celebrità e come scenografo-costumista.

 

Mateldi e l’editoria per giovani: cosa la caratterizza?

Il contributo più importante di Mateldi nell’editoria per i giovani è sicuramente quello all’interno de “La Scala d’oro”, la storica collana di volumi pubblicata dalla UTET nel corso degli anni Trenta. Mateldi non solo ha illustrato quattordici di quei volumi (incluso il primo in assoluto della serie), ma ha progettato l’impianto grafico generale della collana. Ha realizzato – “umanizzandoli” – i loghi di UTET e de “La Scala d’oro”, ha ideato i disegni dei risguardi e, con molta probabilità, anche i caratteri dei titoli.

In realtà, più che per il suo ruolo progettuale, Mateldi è conosciuto per gli splendidi disegni all’interno di quei volumi. Disegni che allora, per la priva volta, si trovavano nelle stesse pagine in cui era il testo, arrivando addirittura a girargli attorno. Oggi non ne rimarremmo stupiti, ma per quei tempi era una vera novità! Quella voluta dalla UTET per “La Scala d’oro” è stata un’avventura editoriale innovativa e ambiziosissima e Filiberto Mateldi ne è stato uno degli interpreti più spericolati.

 

Europa vs. Extraeuropa: differenze e similitudini

Per quanto riguarda Mateldi, l’Extraeuropa è stata l’Argentina, dove era arrivato come attore teatrale, insieme alla compagnia che l’aveva scritturato, e dove, invece, si è imposto come vignettista satirico. Il suo nome aveva iniziato a circolare rapidamente tra i settimanali satirici di Buenos Aires, tanto che, presto, era arrivato a diventare direttore artistico del «PBT», una delle riviste più diffuse e dai contenuti più taglienti del periodo.

Quella di vignettista satirico è stata un’attività a cui si è dedicato anche in Italia, una volta tornato dal fronte bellico, e che ha portato avanti intensamente fino a buona parte degli anni Venti. A un certo punto, però, è stato fagocitato dal lavoro di illustratore per i mensili femminili e per numerose altre pubblicazioni. Poi l’immancabile teatro. Così, è andata a finire che di satira non si è occupato più.

 

Elisa Cutullè

 

 

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