Nekropolis- Apostasia di una nuova umanità

Juliane Lang, Thorsten Loeb, Barbara Krzoska- Foto (c) M. Kaufhold

 

L’ultima possibilità per vedere l’audio-racconto di Anita Augustin è stato lo scorso 30 maggio. L’audio-racconto live, in scena dal 18 gennaio, ha chiuso i battenti della sua puntata saarlandese e, come ha sottolineato anche Thorsten Loeb, il pubblico ha fatto la cosa giusta partecipando allo spettacolo.

Ma cosa rende questo spettacolo degno di essere visto?  Un audio racconto live è affascinante, in primis, perché lo spettatore può vedere sul momento come vengono creati alcuni effetti sonori: che sia il palloncino sgonfiato che emula un sospiro, i guanti di plastica che sfregano le punte per un senso di attrito o la combinazione di plastica, pannocchia e carta che rendono il fagocitare bestiale. Chiudendo gli occhi non ci sono dubbi che siano proprio quelli i suoni, necessari a sottolineare i punti salienti del racconto. Anche gli altri effetti sonori, come incipit musicali curati da Danyel Zernikov, sono sincronizzati, perfetti, giusti. Come anche la scenografia (Philipp Weigand) e gli effetti luce (Michael Dankert, Christian Zimemrmann)

Cosa si nasconde dietro a questo concetto? La ricerca della causa dell’umanità/disumanità nella società attuale rapportata allo stato di follia, reale o immaginaria dell’essere umano.

Una relazione che Eike Hannemann (regia e soggetto) e Anita Augustin (autrice e soggetto) riescono a rendere, facendo inserire a Bettina Schuster-Gräb (drammaturgia) diversi riferimenti alla cultura saarlandese e alla ricezione che la regione ha in Germania.

Vi è così la patriottica Hilde che decide di avvelenare i potenziali aggressori, che le appaiono in versione trasfigurata di una nave spaziale aliena, mandando Dibbelabbes (classico piatto saarlandese), preparati in maniera cancerogena. Che anche lei, o chi mangia il piatto alterato, debba morire, è solo un effetto collaterale, perché, in fin dei conti, quello che conta, è la vittoria.

Tuttavia non è chiara la vittoria su chi è cosa, anche perché la linea tra genio e follia, tra assurdità e paranoia è così sottile, da risultare impalpabile. È più assurdo chi  conduce o chi ascolta *Radio Paranoia*, la stazione radio che tratta tematiche  inerenti alle diverse fobie che affliggono l’uomo, la percezione di sé e del mondo? In fin dei conti non importa. Quel che importa è che venga visualizzato in modo tangibile a volte inquietante, come si sia evoluta la concezione di vita e vitalità nel corso degli ultimi 100 anni. Mentre i Zombie, prima, venivano rappresentati come essere non-morti, senza energia, ma pericolosamente aggressivi, ora sono non solo molto più vivaci, ma anche alla ricerca continua di nuovi stimoli che li facciano sentire *vivi*. È a questo punto che entra in gioco il *dolore*, visto come unica e sola possibilità di riuscire a sentire ancora qualcosa che possa chiamarsi stimolo vitale.

Per raggiungere questo dolore si corre anche il rischio di andare contro le convenzioni sociali, cimentandosi in rapporti incestuosi, manipolando altre persone al fine di soddisfare le proprie perversioni sessuali, o giocando sulla paranoia di altri. Barbara Kroska, Juliane Lang e Thorsten Loeb, riescono  non solo ad interpretare alla perfezione i diversi personaggi della storia, ma anche a cambiare personaggio in frazioni di secondo, senza mai intaccare la credibilità dei ruoli.

 

Elisa Cutullè

Comments are closed.