Simon Boccanegra: Un uomo, uno spirito

Non certo una delle opera più conosciute di Verdi, ma, sicuramente quella in cui Verdi riesce a mettere in evidenza una sensibilità maschile eccezionale. Già il parto stesso dell’opera non fu uno dei più facili. Il 12 marzo 1857 venne messa in scena al Teatro La Fenice di Venezia la prima versione su libretto di Francesco Maria Piave. Nonostante le sei repliche l’opera fu un insuccesso causato, probabilmente, dalla trama oltremodo complicata, come sottolineò anche Abramo Basevi, uno dei più autorevoli musicologi del tempo. Una decina di anni dopo l’editore Ricordi chiese a Verdi di rieditare il testo, ma quest’ultimo non ne volle sapere. Dovette arrivare il 1879 e l’incontro con Arrigo Boito a far cambiare idea a Verdi. Iniziò, così, una riedizione dell’opera sia dal punto di vista musicale che drammaturgo, riducendo il tutto a tre atti + prologo. La seconda edizione andò in scena alla Scala di Milano il 24 marzo 1881.

La messa in scena di Johannes von Matuschka è, con al scenografia di Ulrich Leitner e i costumi di Janina Ammon, un continuo bilico tra passato e presente, opulenza e simbologia, sogno e realtà.

 

È così che lo spettacolo inizia con lo spirito di Simon Boccanegra che si trova in moto perpetuo e osserva, da spettatore, da spirito, ciò che succede esternamente. La scena si sviluppa in cornici concentriche, in continuo movimento sulla scena, in cui appaiono, per minuti o secondi, alcuni dei protagonisti dell’opera. Un continuo movimento non solo fisico, ma anche interiore e tra passato, presente e futuro.

Paolo Albiani (James Bobby) è un agitatore politico che, pur di non far eleggere Jacopo Fiesco (Hiroshi Matsui)  come doge, convince Pietro (Stefan Röttig) a sostenere la candidatura del corsaro Simon Boccanegra (Olafur Sigurdarson).

25 anni dopo Maria/Amelia (Susanne Braunsteffer) ha una relazione con il giovane patrizio Gabriele Adrono ( Adrian Dumitru) che poi, alla morte di Simon Boccanegra, diventa il nuovo doge.

 

Niente colpi di scena clamorosi o truculenti omicidi: Simone viene avvelenato da Paolo perché non gli viene concessa la mano di Maria/Amelia. Simbolica la scelta di far mangiare a Boccanegra una mela avvelenata: da un lato il richiamo alla Genesi e dall’altro al racconto dei Grimm. Von Matuschka e il suo team fanno pensare lo spettatore e richiedono la sua incondizionata attenzione, fornendo continui spunti di riflessione interrogazione. Dove si nasconde il male? In che cosa consiste l’opulenza? La grandezza quanto può anche essere imponente? Quanto è confinante la religione? Cosa significa ascendere al potere?

Rilassarsi non è possibile, anche perché la presenza scenica di tutti i protagonisti, inclusi i cosiddetti ruoli minori della serva di Amelia (Alexandra Didié) e del capo degli arcieri (Hei-Chang Kim) vengono interpretati con un tale pathos e presenza scenica, si viene assorbiti dalla scena e dalle vicende di questo  padre a cui viene rubata la possibilità di essere un vero padre.

 

Foto

Prossimi spettacoli allo Staatstheater di Saarbrücken: 29 aprile; 7,14,19,21,28 maggio; 8, 21 28 giugno

 

Elisa Cutullè

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