Un basso italiano- Ferruccio Furlanetto

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Il basso italiano Ferruccio Furlanetto è uno dei cantanti più richiesti a livello mondiale, soprattutto come interprete di Verdi e Mozart, oltre che per alcuni ruoli del repertorio russo e francese.

Lo abbiamo incontrato prima degli International Opera Awards 2015.

 

Prima di fare della musica “il suo lavoro”, ha studiato Filologia classica e Scienze naturali. Che rapporto aveva prima con il mondo della musica e cosa è cambiato?
Da ragazzo ho frequentato il liceo classico e successivamente mi sono iscritto al corso di laurea in Agraria con la specializzazione finale in Scienze Forestali. La natura ha sempre esercitato su di me un influenza fortissima e se non avessi poi scelto la via della musica mi sarebbe davvero piaciuto restare a contatto con essa anche come professione.

Fin da piccolo pero ho avuto la consapevolezza di avere una vocalità e nella seconda metà degli anni 60, periodo magico della musica pop mi ero dedicato al canto, continuando successivamente nella direzione della musica classica.

Ad un certo punto è stato necessario prendere la decisione di dedicarmi allo studio universitario od a quello musicale e la responsabilità e la riconoscenza verso la natura che mi aveva dato questo dono prezioso mi ha portato senza esitazioni al canto ed al teatro d’opera.

 

È stato difficile studiare musica mettendosi a confronto con chi studiava da più di 10 anni?
Devo dire che quando ci si dedica anima e corpo alla professione artistica la competizione con gli altri non esiste, la ricerca principale è quella di raggiungere la propria meta, il miglioramento ottimale delle proprie capacità senza misurarsi con chi ha iniziato prima o dopo la stessa strada.

 

Si è esibito in diverse città e su diversi palchi. Quale ha, secondo Lei, più valenza storica?

In questi quasi 41 anni di carriera ho avuto la fortuna di esibirmi in moltissimi grandi teatri e tutti esercitano un’attrazione ed un fascino unici. Entrare in scena al Mariinsky ed essere Boris proprio sul palcoscenico che ha ospitato la prima esecuzione di quest’opera è un’esperienza indescrivibile. E cosa dire della Scala,della Fenice,del Bolshoi…non è davvero possibile fare classifiche in questo caso,ogni grande teatro ha la sua storia unica ed irripetibile ed è un privilegio poter farne parte

Che differenza c’è, per un cantante lirico, esibirsi in un teatro e all’Arena di Verona?

Per un artista lirico cantare in un teatro costruito e creato per il canto è la cosa più importante e più bella, i teatri all’aperto o le Arene non avranno mai il fascino di un tempio.

Ha avuto modo di lavorare con maestri come von Karajan, Abbado e Muti: che differenze ha percepito Lei nella loro direzione musicale.

Durante la mia carriera ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi direttori: Karajan,Giulini,Solti,Muti,Abbado, Bychkov,Gergiev,Jansons e molti altri. Ognuno ha avuto o ha della qualità e caratteristiche molto personali ed uniche,da ognuno di essi ho avuto la fortuna di imparare moltissimo. Devo dire però che Karajan è il Maestro che, scegliendomi, ha cambiato la mia vita in 24 ore, trasformandomi in poche ore da giovane promessa a realtà del teatro d’opera.

Un repertorio vasto alle sue spalle: c’è un ruolo che la emoziona maggiormente? Perché?

Oggi ci sono 4 ruoli che mi affascinano e che mi danno una gioia ed una soddisfazione particolari:Filippo II,Boris Godunov,Don Quichotte e Thomas Becket nell’Assassinio nella Cattedrale.

Tutti e quattro per ragioni differenti mi fanno sentire felice, forse una leggera predilezione va a Don Quichotte per la sua purezza ed umanità.

 

Ha una predilezione per un compositore musicale? Ce ne svela il motivo?

Verdi e Mozart hanno accompagnato e forgiato la mia carriera, quindi a loro va la mia predilezione.

 

Guardando il panorama della musica lirica odierna, ci sono, secondo Lei, grandi promesse e potenzialità tra i cantanti italiani?

Sono sicuro che nel nostro paese le voci ci saranno sempre, ed in ogni nuova generazione potremo trovare talenti straordinari, purtroppo oggi, ciò che manca rispetto a qualche decennio fa sono i grandi maestri di canto, alla Campogalliani per intenderci, e quindi molte bellissime vocalità si perdono, si usurano troppo presto.

La natura artistica del nostro paese produrrà sempre talenti in grade quantità in ogni campo.
C’è un ruolo, nel suo futuro, che Lei vedrebbe come sfida?
Devo dire che tutti i ruoli che sognavo interpretare sono entrati nel mio repertorio, quello che desidero, ardentemente, è di continuare a fare quello che sto facendo con la stessa energia ,gioia e soddisfazione.
Se proprio devo chiedere qualcosa vorrei tanto che opere come Assassinio nella Cattedrale e Don Quichotte venissero prese in considerazione un po’ più sovente nelle programmazioni dei teatri.

 

Cosa significa per Lei essere nella rosa dei vincitori della quarta edizione degli International Opera Awards?

il premio mi ha fatto molto piacere e sono felice di  ritrovare per quell’occasione colleghi con i quali ho vissuto esperienze straordinarie come Teresa Stratas, Sam Ramey, Sondra Ravdanowsky e Piotr Beczala.
Negli Stati Uniti ho vissuto e vivo tuttora un’importantissima parte della mia carriera ed è bello vedere che tutto ciò è premiato con questo ambito riconoscimento.

 

Elisa Cutullè

 

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