Professione orchestra sinfonica- Incontro con Valentina Mosca

Valentina mosca

Tra i musicisti dell’orchestra dello Staastheater di Saarbrücken  c’è la nuova tirocinante dell’orchestra, Valentina Mosca. Dalla provincia di Pordenone per  9 mesi a Saarbrücken: ecco cosa ci ha raccontato la violista della sua esperienza di tirocinio e del suo rapporto con la musica.

Quando hai preso in mano, per la prima volta, uno strumento musicale?

Avevo 10 anni quando i miei genitori mi chiesero se volevo suonare uno strumento. Ero partita con l’arpa, poi volevo suonare il clarinetto e infine il violino. Così i miei genitori mi portarono a una scuola di musica, perché nella mia provincia non c’era il conservatorio.  Ho continuato a studiare anche se, a dire il vero, non coltivavo il sogno di diventare una musicista professionista da grande.  La decisione di concentrare la mia carriera sulla musica è nata in realtà molto tardi. Dopo aver terminato le scuole superiori mi sono iscritta all’università alla facoltà di architettura, dove ho conseguito la laurea triennale.  Mi sono resa conto, proprio allora, che avevo ritardato anche troppo la mia decisione e che era necessario fare una scelta. E così mi sono dedicata completamente alla musica.

Il violino è stato il mio primo strumento e il mio percorso è piuttosto normale nel nostro campo, cioè passare dal violino alla viola. Normalmente il passaggio avviene molto presto dopo qualche anno. Nel mio caso è successo piuttosto tardi, appena due anni fa, e anche per caso. Ho iniziato a suonare la viola per questioni didattiche, per lavorare un po’ sul suono e quello che sentivo mi è piaciuto. Quando poi gli altri mi hanno confermato che mi sentivano molto più violista che violinista il dado era tratto. Ciò non significa che però io abbia abbandonato il violino, anzi.

La musica è parte della mia vita e riempie tutta la mia giornata. In Germania ho un bioritmo un po’ più spostato verso la sera. Inizio a studiare più tardi fino alle 9 e 10 di sera.

 

Come sei arrivata a Saarbrücken?

Un anno fa decisi che per me era ora di fare audizioni all’estero e così diedi un’occhiata alle diverse offerte  di tirocini che erano in giro. L’audizione a Saarbrücken è andata bene e così sono qui da Settembre 2014. Il tirocinio consiste in tutto di 9 mesi, con i canonici tre mesi di prova. Visto che è andata bene rimarrò fino a Luglio, quindi per tutta la stagione 2014/2015.

Ho deciso di cogliere l’occasione di fare un tirocinio all’estero perché in Italia non ci sono molti concorsi che ti permettono di farlo. È una nuova esperienza e sono curiosa di conoscere le prospettive future.

Decidere di candidarmi per la Germania non è stato difficile. È la patria delle orchestre per cui la scelta è più che naturale. Non escludo che in futuro ci possano essere anche altri paesi, ma in Germania la richiesta di musicisti per orchestre sinfoniche è semplicemente più alta e ci sono più possibilità.

Non è che in Italia non lavorassi, ma era una situazione diversa. I miei contratti erano principalmente a chiamata, non stabili che non mi permettevano di fare alcuna programmazione o pianificazione del mio futuro professionale.

Arrivare a Saarbrücken ed integrarmi con il resto dell’orchestra è stato, ed è tutt’ora molto difficile dal punto di vista linguistico perché non parlo il tedesco. Sto studiando la lingua, ma ancora non sono fluente nelle conversazioni. Però capisco meglio di quanto sappia rispondere.

Finora cosa ci puoi raccontare della tua esperienza?

La mia “prima volta” con l’orchestra è stata per la prima di Lucia di Lammermoor diretta da Eraldo Salmieri e poi ho anche partecipato al concerto “nuovi Mondi” di Nicholas Milton.

Suonare a delle prime significa vivere un’atmosfera un po’ diversa, un po’ più di tensione positiva, non solo nervosismo.  È una bella sensazione perché dopo tutto il lavoro che c’è stato dietro alla fine si arriva a portare il scena l’opera o il concerto per la prima volta.

L’orchestra è divisa a gruppi e ogni gruppo ha un responsabile che decide chi suonerà in quali spettacoli. Sono decisioni che vengono prese settimanalmente, anche in base agli spettacoli, agli impegni o alle sostituzioni per malattia.

Personalmente preferisco suonare più nei concerti sinfonici, perché è un po’ più stimolante perché la musica è la vera protagonista, mentre l’opera è una commistione di diverse cose e la musica, spesso, ricopre solo il ruolo di accompagnamento.

Quali musicisti e generi musicali apprezzi?

Tra i violinisti contemporanei apprezzo Leonidas Kavakos, perché è una commistione particolare tra tecnica pulitissima e musicalità, anche se protendo più per i violinisti vecchia scuola.

La musica che ascolto, invece, c’è, ovviamente, molta musica classica ma non mancano altri generi che vanno dal jazz alla musica rock

 

 

Elisa Cutullè

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