Noemi Spano- Attrice (non) per caso

noemi

Abbiamo incontrato Noemi Spano, adolescente di origine sarda, membro del Jugendclub U21, il gruppo teatrale per adolescenti dello Staatstheater di Saarbrücken in occasione dello spettacolo ” Verrücktes Blut”

 

 

Come mai hai deciso di fare teatro?

A essere onesta, non mi ricordo esattamente il perché. Mi ricordo che però, già da bambina avevo il desiderio di partecipare alle produzioni teatrali. Questo desiderio è continuato anche poi quando sono andata a scuola: partecipare ai giochi di ruolo ed essere sul palcoscenico pareva fatto per me.

 

Quando è stata la tua prima volta in scena?

Non so se posso definire i palcoscenici dell’asilo, della parrocchia e della scuola come i palcoscenici della mia “prima volta”. In quelle occasioni c’era ancora il lato del divertimento. C’era emozione, certo, ma non vera e propria ansia da palcoscenico. Direi che la prima volta “importante” è stato il pezzo che abbiamo messo in scena con il  gruppo teatrale Gummischu  un pezzo intitolato Täterloser-Tortentoter‘. Una bella soddisfazione.

 

Fai parte dell’ensemble giovanile dello Staatstheater: ci racconti come è successo?

In occasione del Theaterfest che si svolge ogni anni a Settembre vengono estratti i nomi dei ragazzi interessati a diventare parte della compagnia. Ne sono venuta a conoscenza quando ho fatto il mio tirocinio al teatro e allora ho pensato bene di non lasciarmi sfuggire l’occasione. Ho fatto domanda e sono stata fortunata… perché cercavano proprio una persona  che avesse un background di emigrazione.

 

In Verrücktes Blut avete un’attrice professionista al vostro fianco. Come è stato lavorare con lei?

Un’esperienza meravigliosa. All’inizio c’era quella specie di deferenza anche perché non sapevano bene come comportarci con Christiane. Il  pezzo in sé ci dava ancora più filo da torcere visto che dovevamo, all’inizio avere la meglio su di lei e non portarle rispetto. Più provavamo insieme e più le cose diventavano più evidenti e semplici. Non ci è voluto molto per essere sulla stessa lunghezza d’onda anche perché non ha mai fatto pesare la differenza livello di formazione. Posso dire che tutti abbiamo imparato molto da lei.

 

Verrücketes Blut: cosa ne pensi? Qual è,  secondo te il messaggio ai giovani e alla società? Lo condividi?

Penso che il pezzo abbia diversi messaggi. Non si tratta semplicemente dei giovani e degli adolescenti al mondo d’oggi ma del modo in cui lo spettatore /osservatore li vede nella propria quotidianità. In Germania ci sono tanti migranti e verrebbe logico dedurre che ormai i tedeschi convivano senza attriti. Tuttavia, spesso consciamente ma molto più spesso inconsciamente, hanno dei pregiudizi nei confronti degli stranieri che influenzano i propri rapporti con gli stessi. Il pezzo ha lo scopo di provocare le reazioni dell’inconscio in modo che il pubblico si interroghi sulla propria percezione dello straniero. Allo stesso tempo, però, il pezzo dimostra come tutte le diverse etnie, più o meno gradite, facciano parte dell’attuale Germania e, in alcuni casi ne siano una parte importante.

Quello che il pezzo ha fatto capire a me è che, da straniero, non si deve dare la colpa al proprio passato per  giustificare  le proprie azioni del presente. Ognuno è artefice del proprio destino e sono cogliendo tutte le opportunità che la vita offre (essendo anche disponibili a prendere qualche scivolone) si può dire di vivere davvero.

Sei all’inizio della tua carriera, ma puoi velarci se c’è qualcosa di quello che hai fatto che preferisci di più?

Mi piace scoprire nuovi ruoli, confrontarmi con i personaggi che devo interpretare e poter vedere come  i personaggi da m interpretati diventano sempre più “autonomi”. Ho un debole per lo studio del pezzo e dei processi che portano alla essa in scena di pezzi tra loro diversi.

Mi è piaciuto molto, per esempio, interpretare la “bulla” in Verrücktes Blut, ma troverei noioso venire stereotipata per un ruolo.

 

Hai parlato prima di differenza tra palcoscenici. Recitare  difronte a un pubblico pagante cosa significa?

Onestamente? Lo trovano un po’  strano che la gente pagasse per  vedere uno spettacolo messo in piedi da ragazzini. Da al tutto un tocco di seriosità e serietà con cui sto imparando a convivere prima delo spettacolo. Quando sono in scena mi “dimentico” del pubblico, nel senso che non ha peso il fatto che ci sia o meno un biglietto. Il peso è che ci sia un pubblico che venga a vedere quello che abbiamo realizzato.  Non appena calco il palcoscenico interpreto il mio ruolo dando il massimo.

 

Pensi di voler continuare a fare l’attrice in futuro?

Posso rispondere nì? Da un lato direi di sì: mi piacerebbe che la mia passione potesse diventare anche la mia professione. Dall’altro lato, invece, sono realista e so che  fare l’attrice è dura. Ho il timore che la dura realtà possa intaccare la mia passione.

Elisa Cutullè

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *