Malena, o l’eterna adolescente

Tornatore non è certamente uno sconosciuto. Nelle menti di molti amanti del cinema c’è ancora il suo “vecchio” capolavoro “Nuovo cinema paradiso”, un film in cui già si avevano primi accenni agli inni che Tornatore sa sapientemente innalzare alla grande forza “impressionistica” del cinema.

 

Una forza a cui il regista pare tenere particolarmente, visto che è uno dei fili che viene tramato attraverso il suo nuovo film “Malena”: di scene “rivissute” ce ne sono diverse, collocate in momenti chiave.

Ci troviamo nello stesso periodo storico di “Nuovo Cinema Paradiso”: gli Anni Trenta. Gli anni in cui la vita era dura, fatta di solo lavoro ed in cui il cinema assurgeva ad una dimensione “redentrice” o quasi.

Questa volta lo spettatore viene catapultato negli anni del fascismo. Il tema politico si muove delicatamente attraverso il film: è il deus che scatena gli eventi e che capovolge le azioni; ma ciò nonostante non assurge a dimensione primaria.

Il grande narratore di fiabe, Tornatore, si è cercato un posto romantico in cui far aver luogo la sua storia di sogno, amara realtà e crescita parallela eppur distanti di due figure completamente contrapposte: la più che sensuale Malena ed il giovane Renato, all’inizi della sua pubertà. Ed il posto ideale, se di idealità si può parlare, è un piccolo paese siciliano: un paese semplice, un paese in cui ancora si può accendere il fuoco nel camino per conferire al racconto un’aura magica.

Ma chi è Malena? Nelle prime immagini del film non la incontriamo direttamente: incontriamo i racconti su di lei. Racconti di una gruppo di ragazzini che sognano ammirando il suo sedere. Ed ecco una delle prime pillole vitali dell’esistenza: anche se Malena non è presente con il suo corpo, la mente dello spettatore incomincia a lasciarsi trascinare dai racconti dei ragazzini che la descrivo così bene. Malena esiste perché di lei si parla e continuerà ad esistere per tutta la durata del racconto attraverso le parole degli altri: attraverso i loro sguardi, i loro sogni, i loro desideri e le loro paure. Di lei non si sa molto all’inizio: è bella, affascinante, sexy e sposata. L’ultimo fattore non impedisce tuttavia gli altri uomini del paese di desiderarla, più o meno apertamente. Anche l’età non ha limiti: Malena viene desiderata da tutti: dal vecchio ormai decrepito al giovane 13 Renato.

Renato e Malena: ecco i due veri protagonisti di questa fiaba cinematografica.

Il tredicenne Renato è la voce narrante del film: due occhi che spesso non comprendono come sia strutturata la mente degli adulti, che azioni derivino da pensieri “normali”.

Malena è sì grande, è sì sposata, ma non è adulta. Giovane ragazza di paese, ha il marito in guerra. Alla notizia che il marito è morto in guerra chiede aiuto agli abitanti del paese. L’aiuto che gli uomini del paese le vogliono dare è completamente diverso da quello che lei si aspettava: si richiede il cambio in natura, il dono di poter essere per un attimo partecipe della sua sensualità. Le viene promesso il matrimonio, ma anche questo non avviene mai. Malena è debole, non ha né la forza né i mezzi necessari per cercare di combattere: è completamente calata nel suo ruolo di donna: non indipendente, senza istruzione, senza possibilità di affermarsi come donna sola in un mondo governato da uomini.. O santa o puttana: deve per forza essere categorizzata. Non potendo più essere la prima sceglie la seconda ipotesi. Non si riesce mai a capire che cosa abbia scatenato questa trasformazione in lei: Malena non parla mai. Lei è diventata una bambola, una marionetta nelle mani di chi è al potere. I cambiamenti del suo essere, non sono altro che adeguamenti alla situazione politica: all’arrivo dei nazisti diventa bionda, incorporando pienamente il simbolo della donna sottomessa ai desideri carnali dell’uomo, perfetto o meno che sia.

Ma in tutto questo mondo di falsi sentimenti ci sono due persone che amano Malena sul serio. Da un lato vi è suo padre e dall’altro il giovane Renato. La persona che è le è più fedele è Renato: lui la continua ad amare sempre, anche quando ormai è palese che di purezza lei non abbia più niente. Non ne fa nemmeno una colpa a lei: la colpa è del santo che non si è tenuto al patto. Il giovane Renato era andato in chiesa, si era scelto un santo ed aveva stabilito un patto con lui: Renato gli avrebbe portato ogni giorno una candela ed il santo avrebbe salvaguardato Malena. Il padre non riesce a superare la vergogna che lo prende al sapere che sua figlia è una prostituta. Il padre muore e nega alla figlia ogni comprensione.

Renato la ama, la ama di quell’amore infantile eppure maturo. Chiuso nella sua cameretta ascolta il disco preferito da lei e si masturba. Scene che portano lo spettatore a sorridere: da un lato il giovane innamorato che “ama” il suo sogno e dall’altro il padre del giovane a cui questa nuova scoperta del figlio non piaceù.

Il giorno in cui Renato cresce veramente non è il giorno in cui gli vengono concessi i pantaloni lunghi, simbolo del passaggio nella “sfera” superiore, ma il giorno in cui Malena viene pestata a sangue e spedita fuori dal paese.

Non è un caso che Tornatore abbia fatto coincidere questo giorno della ribellione del paese con il giorno dell’arrivo degli americani, giorno della liberazione dalla tirannia fascista e nazista. All’arrivo degli americani le donne del paese entrano nella casa in cui abitava Malena, la tirano fuori per i capelli e la trattano peggio di un verme: le tagliano i capelli, la pestano a sangue e la mandano a piedi fuori dal paese. Le donne, perché gi uomini stanno a guardare: “Sono cose di donne”. Una perfetta suddivisione dei ruoli: la preservazione della moralità spetta alla donna, e le misure che vuole adottare per mettere in pratica la sua missione devono essere a sua discrezione. L’uomo in questo caso non ha niente da dire, non ha peso.

Dopo lo stacco temporale ci ritroviamo nel paese un anno dopo. Per le strade del paese girovaga un uomo: il marito di Malena. Tutti lo riconoscono, anche se fanno finta di non sapere che sia. Nessuno gli vuole dire dove sia Malena, sia per sensi di colpa che per ignoranza.

Renato decide di scrivere una lettera al marito di Malena, dicendogli solo le cose indispensabili. Poche informazioni che tuttavia permettono di ritrovare Malena.

Nel finale c’è un po’ di fiabesco. Non solo il marito trova Malena, ma la riporta anche al paese. Come andrà a finire il tutto? Nelle scene finali lo spettatore si ritrova al mercato, centro pullulante della città. Non si sa cosa sia, ma tra Malena e le donne si sviluppa un dialogo. Dialoghi banali, ma dialoghi che non hanno apparentemente sapori di rancori. Anche in questo caso non sappiamo che cosa succeda dentro Malena: vuole perdonare, è cresciuta o è rimasta ancora quella bambina che crede al bene nelle persone?

Una domanda che lo spettatore può rispondere per sé.

Malena è in realtà un’idea che precede di molto ancora l’idea di “Nuovo Cinema Paradiso”. Una piccola storia, semplice, lineare e chiusa in se. Una piccola storia che è costata ben più di 20 miliardi. Non è stato né facile girare il film, né trovare i protagonisti. La scelta più difficile è stata quella di scegliere il protagonista per il piccolo Renato. Una tale figura chiave, una figura che assume il ruolo del deus ex machina per Malena, un oggetto del desiderio carnale. Desiderio che spesso è causa di aventi dolorosi. Anche a Monica Bellocci deve essere lasciata la sua parte di gloria: una parte difficile, perché di parole ce ne sono poche ed il linguaggio da adoperare è quello del corpo. Non resta che lasciarsi andare al suo fascino.

Malena, Italia/USA 2000

Regia: Giuseppe Tornatore

Interpreti: Monica Bellucci, Giuseppe Sulfaro, Gaetano Aronca

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