Intervista a Frank Felicetti

DSCF6959

Durante la messa in scena a Neunkirchen del musical SnoWhite di Frank Nimsgern, abbiamo incontrato per voi Frank Felicetti, autore e attore.

Cognome di origini italiane, ma non sei un italiano di prima generazione. Cosa ci puoi raccontare sulle origini italiane della tua famiglia?

Il mio bisnonno era un tirolese, cacciatore se non erro. So che la famiglia ha origini molto antiche, nella zona di Predazzo. Se mi ricordo bene dovrebbe esserci un editto di un Vescovo di Trento, emanato nel 1423, in cui viene citata la mia famiglia, nobile a quanto pare.  Un mio parente, un certo professore Luciano Felicetti, mi inserì anche nel libro di famiglia. Purtroppo nessuno me ne diede mai comunicazione e, di conseguenza, pare che siano trascorsi eventuali termini per le pratiche di finalizzazione e di riconoscimento.

Sono stato a Predazzo diverse volte e, da bambino, sono stato sempre in vacanza in Italia. Sono particolarmente affascinato da Roma: sembra quasi che sia sempre lì ad accogliermi a braccia aperte.

Ti piacerebbe lavorare in Italia?

Sì, mi piacerebbe, anche se non ho ancora ben chiaro in che direzione. Ho fatto, negli ultimi anni, molti musical e pochi spettacoli di pura recitazione. Non credo sia importante definire cosa: mi piacerebbe semplicemente esserci.

In SnoWhite fai citare ad uno dei nani Fellini? Il fascino di Roma?

Non proprio, anche se la citazione non è a caso. È il la che dovrebbe portare il mio nome, Felicetti. Infatti, quando il nano viene mandato a prendere il racconto di Biancaneve chiede quale debba prendere se la versione di Walt Disney, quella dei Fratelli Grimm o quella di una certo italiano, Fellini o Fettuccine.

 

Hai dato voce alla versione contemporanea di SnoWhite. Quanto è durato il processo creativo?

Sì, grazie al supporto di un drammaturgo sono riuscito a dar voce a una Biancaneve più moderna. Difficile definire la durata: ci sono dei periodi in cui vai a tavoletta e altre settimane in cui non riesci a fare assolutamente nulla. Riassumendo posso dire che la prima versione ha richiesto un anno di lavoro. L’idea di rivisitare uno dei racconti più conosciuti per bambini non è sorta spontanea, bensì è stata un incarico dello Staatstheater di Saarbrücken.

 

Hai scritto i testi e i dialoghi: come è stato per te sentirli interpretati da altri? Quali sono state le tue reazioni? Soddisfazione o necessità di cambio.

La prima messa in scena non è stata fatta proprio fedele al testo. Io l’avevo scritto per tre streghe, con chiari riferimento al Macbeth die Shakespeare o al Faust di Goethe ma anche per i 7 nani. Tuttavia la decisione, per diversi motivi, è stato di avere una sola strega con dialoghi (le altre erano pure ballerine) e dei 7 nani eravamo solo io e un altro attore, quindi 5 nani senza alcun dialogo.

 

In questa versione, reloaded, le cose sono un po’ cambiate. Cosa è diverso?

La nuova versione è stata snellita, ovvero alleggerita da parti che nel frattempo erano obsolete, arricchita di testi rap, e, finalmente, ha 7 nani parlanti con caratteristiche proprie, il che si avvicina di più alla mia idea originale. È possibile fare più cabaret (la funzione originaria dei nani) e c’è molto più da ridere.

 

C’è qualche personaggio a cui tieni particolarmente?

Ovviamente la regina  e il capo dei nani (interpretato da me) soprattutto perché sono i ruoli che hanno più sfaccettature. Potrei dire che sono i due pilastri della storia anche perché mi hanno permesso di mettere in gioco i virtuosismi linguistici. Sono dettagli che non si scoprono immediatamente ma solo con un ascolto attento.

Sembri davvero soddisfatto di questa versione. Hai anche partecipato al casting?

All’inizio sì, ho partecipato in un certo senso, dando consigli su chi pensassi andasse bene, ma la decisione finale è spettata ad altri.

Cosa ci sarà dopo? Progetti, idee?

Si parla di andare in tournee, ma ancora non so nulla di certo. Personalmente per me ci saranno interpretazioni in Rocky Horror a Chemnitz ed occuparmi della scrittura e promozione di un altro mio musical. Da Novembre poi sarò a Dresda, ma non voglio ancora svelare in che ruolo.

 

 

Elisa Cutullè

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *