Incontro con Vittorio Prato

© Evgeniya Maevskaya

Abbiamo incontrato il giovane cantante lirico Vittorio Prato che sarà interprete, il 20 e 23 febbraio della prima di “Il segreto di Susanna- La voix humaine” al Grand Theatre di Lussemburgo.

 

I giovani oggi si lanciano in reality show e casting show alla ricerca del successo, che spesso si rivela essere una meteora. Cosa ne pensi?

Sono molto triste quando vedo i giovani che perdono il tempo inseguendo false illusioni, spesso prodotte dal mondo della tv. Mi viene da pensare a quanto io sia fortunato che ho avuto il giusto sostegno della mia famiglia e ho investito le mie energie in qualcosa che mi dona grande soddisfazione, una ragione di vivere. I sacrifici che affrontavo da piccolo, portando avanti lo studio del pianoforte parallelamente agli studi scolastici, oggi mi ripagano di tutto.  In definitiva sono convinto che il successo nella vita non sia diventare più o meno famoso, ma essere se stessi e manifestarlo agli altri anche con la realizzazione dei propri desideri. Però, quanti giovani si domandano cosa desiderano veramente? 
Tu sei un cantante nell’ambito lirico. Ci sono giovani che intraprendono questa carriera? Tu come mai hai deciso di percorrere questa strada?

All’età di quattro,cinque anni mi mettevo già a cantare davanti ai jukeboxes dei bar: erano gli anni ’80! Direi che il canto mi pulsa nelle vene da sempre. Poi da adolescente mi sono appassionato al canto lirico ascoltando qualche CD e seguendo le parole sul libretto, dato che credevo che i cantanti lirici emettessero degli ululati senza senso! ho iniziato lo studio vero e proprio intorno ai vent’anni: la scelta più forte era quella di lasciare la mia famiglia e gli amici di sempre, per trasferirmi al nord Italia, dove vivo ancora oggi. Sapevo che avrei avuto molte più opportunità e cosí è stato! Un cantante lirico che decide di intraprendere questa carriera deve avere tanto coraggio, non temere la solitudine, la lontananza dagli affetti, non farsi fagocitare dalla noia… Non è tutto oro la luce del palcoscenico! Sono tanti i giovani che studiano il canto lirico nel mondo, ma pochi iniziano una carriera professionale e pochissimi continuano per una vita intera, se non si stancano prima!
Hai anche studiato con Luciano Pavarotti. Che ricordi ne conservi?

Del Mº Pavarotti ho degli ottimi ricordi che conservo gelosamente! mi portò da lui un mio amico per conoscerlo e farmi ascoltare: mi chiese “cosa mi canti” e io iniziai con Elisir d’amore. Non disse nulla e mi chiese “me ne canti un’altra?” e io proseguii con Faust. Non ancora stanco di me, mi richiese di cantare un’altra aria e gli feci  Le Nozze di Figaro… Insomma, avevo l’impressione di toccare il cielo. Poi ho frequentato le sue case di Modena e di Pesaro per due anni, sino alla scomparsa. L’ultimo giorno di lezione prima del suo ricovero in ospedale, ero da lui alla villa di Pesaro in agosto e  mi chiedeva ancora di cantargli qualcosa prima di andar via, forse per alleviare la sua sofferenza data dalla malattia. E se avessi potuto non avrei mai smesso di farlo.
Grandi direttori come Riccardo Muti, Roberto Abbado, Daniele Gatti, Vladimir Jurowski, Donato Renzetti, William Christie, René Jacobs e Julien Salemkour ti hanno diretto. In che cosa differiscono tra di loro? C’è qualcuno con cui ti piace lavorare maggiormente e perché?

Quando si parla di grandi direttori c’ è sempre un motivo! La fortuna di lavorare con i grandi è proprio quella di poter comporre un puzzle nella carriera dove ogni tassello si incastra perfettamente con l ‘altro. Tutti questi importanti direttori, ciascuno a suo modo, propongono una visione personale della musica. Anche se spesso sono in antitesi l’uno con l’altro, contribuiscono tutti alla mia formazione e mi auguro che questa ricerca non finisca mai.
Sei tra i protagonisti dell’opera “Il segreto di Susanna” che andrà in scena, in anteprima, il 20 e il 23 Febbraio,  al Grand Theatre di Lussemburgo. Cosa significa lavorare ad un’opera prima ed esserne parte integrante del momento in cui il pubblico la percepisce per la prima volta?In cosa ti piacerebbe cimentarti nel tuo futuro?

“Il segreto di Susanna” é un’opera nata nella Belle Époque e  forse attualmente poco conosciuta ma che non puó passare inosservata. Fu diretta anche da direttori come Toscanini e riproporla oggi a Lussemburgo significa far rivivere quel grande cameo di Wolf-Ferrari, autore ingiustamente dimenticato per molti anni. Si sente in questo pezzo la lezione di Verdi data col Falstaff pochi anni prima, un divenire di musica e teatro in stretto contatto.

Lavorare poi al fianco di Anna Caterina Antonacci per me è un grande onore perché di cantanti-attrici come lei ce ne sono pochissime, capaci di sedurre il pubblico anche con il silenzio!

Per fortuna continuo a cantare anche il repertorio barocco che mantiene fresca la voce, ma vedo che la vocalità inizia ad espandersi anche in determinato repertorio dell’800. Poi un domani al momento giusto e con la giusta preparazione vorrei iniziare ad affrontare alcune opere di Verdi, una su tutte Don Carlo!

 

Elisa Cutullè

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