Dopo la prima mondiale i ALBERICH alla BakerStreet-Zum Hirsch di Saarbrücken, abbiamo incontrato Michele Marotta per alcune impressioni “a caldo”.
È un tipo particolare di spettacolo perché unisce musica, recitazione, sincronizzazione film, canto e ballo, come è stato per te questo spettacolo?
È stato fantastico vedere il pubblico così coinvolto. Ero consapevole di avere di fronte persone entusiaste e sono riuscito a creare un’interazione davvero speciale. Hanno ballato, si sono concentrati e hanno seguito lo spettacolo con grande partecipazione.
Sono molto soddisfatto del risultato. “Alberich” rappresenta una prima mondiale e speriamo che possa avere un futuro promettente. Stiamo pensando a rappresentazioni in altri paesi di lingua tedesca come Austria, Svizzera e Lussemburgo, e forse anche in Alto Adige. Qualcuno ha persino suggerito una versione italiana.
È stata un’esperienza molto intensa per me, trovarmi solo sul palco con tutta la responsabilità dello spettacolo sulle spalle. Ma sono felice di come è andata. Ringrazio molto Elmar Ottenthal, il regista, per l’ottimo lavoro di montaggio dei filmati e Klaus Pitter per le bellissime illustrazioni che hanno arricchito la rappresentazione.
Lo spettacolo ha un forte impatto visivo grazie all’uso di filmati di alta qualità e alle proiezioni sullo schermo. La musica di Aino Laos è stata fondamentale per creare l’atmosfera giusta e accompagnare la narrazione. Lei ha composto tutte le musiche, dalle canzoni alle colonne sonore, e mi ha anche aiutato a registrare le parti vocali.
Eri solo in scena e hai fatto tantissimo, interpretato tantissimi personaggi? Qual è stato quello che ti ha più divertito?
Interpretare così tanti personaggi diversi è stata una grande sfida, ma anche un’esperienza divertente. Ho amato interpretare il cattivo Hagen con la sua voce profonda e militaresca, così come Günther con il suo caratteristico dialetto sarrese. Anche i ruoli femminili sono stati una sfida entusiasmante, in particolare quello di Brunhilde. Ho inserito un po’ della mia vita in alcuni personaggi, come il parroco italiano, creando un’interpretazione più personale e coinvolgente. Il personaggio del re, con il suo accento francese e la sua arroganza, mi ha permesso di divertirmi molto durante le prove.
Elisa Cutullè