Francesco all’alba del nuovo Millennio

I millenni furono preceduti da alcune settimane di incertezza. Oltre all’attesa del nuovo millennio, si mescolarono anche voci preoccupate che temevano il bug del millennio. Il crash di numerosi computer. Il regista e autore del cortometraggio “Il compleanno di Enrico” presentato lo scorso gennaio al Max Oephuls Festival di Saarbrücken , Francesco Sossai, all’epoca era ancora un ragazzino. L’agitazione prima del passaggio all’anno 2000 l’ha collegata a tanti ricordi d’infanzia, creando una sorta di spacco tra i millenni.

 

Il film è a cavallo di una data storica.

Sì, era una data storica, capisci? Con il Millennium bug che ci pendeva sopra, che da bambino sembrava il pericolo in arrivo numero uno. Quell’atmosfera ha inciso nei miei ricordi di quegli ultimi mesi del millennio, diciamo che ha dato significato a quella data di passaggio. E ci sono state tante emergenze che sono arrivate dopo. Insomma, pensa al 2001, all’undici settembre, al G8 di Genova, che hanno cambiato un po’ lo scenario. Delle nostre vite, sai? Quindi mi piaceva l’idea, e anche un po’ questa coincidenza che il mio ricordo fosse proprio in quell’anno, nel mese preciso.

 

Il compleanno di Enrico? Come a parte la pregnanza del Millennium Bug come è nata l’idea di questo corto?

Ma di fatto non è nata. Fin da quando ho partecipato al compleanno di Enrico, c’è stato un ricordo che mi ha sempre accompagnato. Ero solo un bambino di 10 anni quando ho preso parte a quella festa e ricordo che è successo qualcosa, ma non sono mai riuscito a trovare una spiegazione plausibile. Ho cercato di darle un senso logico e coerente, ma alla fine ho capito che forse stavo facendo un errore. Ho deciso di limitarmi a filmare ciò che ricordavo, nel modo più dettagliato possibile. Forse l’esperienza della nostra vita non ha davvero un senso definito, e noi, a posteriori, non dovremmo cercare di dargliene uno. Ho cercato di non cercare alcun senso nel ricreare quel ricordo.

 

Quanto c’è di vero e quanto di finzione?

È interessante perché, col passare del tempo, il film ha in qualche modo preso il posto del mio ricordo. Quindi in realtà non ho una vera risposta, capisci? Non riesco più a ricordare come una volta. Il ricordo che avevo prima di girare questo film, però ho cercato di essere molto fedele a quel ricordo e ora è tutto un po’ confuso, sinceramente. So che comunque abbiamo sceneggiato qualcosa. Non è stato per cercare una spiegazione degli eventi, ma piuttosto perché sentivo che quella rappresentazione era coerente, diciamo, con quel ricordo o il ricordo stesso l’accoglieva volentieri

 

Il film inizia con padre e figlio che sono in macchina e vanno alla volta di questo compleanno. Il figlio è molto preso da questa paura dei Millennium bug. Perché?

La paura dello sconosciuto per me è più una paura di scoprire che le cose sono cambiate senza che me ne accorgessi. Un documentario visto da bambino ha rafforzato questa sensazione. Parlava del caos che sarebbe seguito al blocco dei computer al 31/12/1999.

Non mi rendevo conto di quanto la società dipendesse dai computer e questo mi ha spaventato. Lo shock e la paura di quel documentario hanno alimentato la mia avversione verso l’ignoto.

 

E quando Francesco arriva al compleanno di Enrico, sembra quasi che Enrico e il resto degli amici non lo calcolino più di tanto. Quella che se ne occupa di più sia la mamma di Enrico, Loretta. Come mai?

Non ho cercato di dare un significato agli eventi, ma alcuni ricordi mi tormentano. Da piccolo ero a disagio in situazioni con molte persone, creando una mia diversità e sentendomi diverso.

Il ruolo della madre di Enrico è interessante. È l’unica che cerca di creare armonia nella giornata, mentre tutti gli altri personaggi maschili cercano lo scontro o portano un’energia scontrosa. Lei invece cerca di mettere insieme i pezzi della giornata e di livellare le varie forze in gioco.

 

La nonna è un personaggio enigmatico. All’inizio del film è quasi immobile sulla poltrona, ma alla fine Francesco la vede ballare dopo che è scappata via. La sua vitalità improvvisa lascia spazio a diverse interpretazioni?

L’unica scena che ricordo nitidamente di quel pomeriggio è la nonna che scappa nei boschi. Quell’immagine è stata il punto di partenza per ricostruire l’intero ricordo.

È interessante notare come le persone che vedono il film interpretino la fuga della nonna in modi diversi. C’è chi la vede come una metafora dell’invecchiamento dell’Italia, ma per me non ha alcun significato allegorico.

Ricordo solo una nonna immobile in casa, quasi un soprammobile. Non avrei mai immaginato che potesse muoversi con tanta agilità. E invece è scappata nei boschi e l’ho vista. Nessun altro l’ha notata, quindi ho conservato questo ricordo per me fino a due anni fa, quando ho girato il film.

 

Dopo aver girato il film, dato che è in parte autobiografico, l’hai fatto vedere alle persone che conoscevi all’epoca? Hai ricevuto dei feedback da loro?

Non ricordo i nomi delle persone presenti quel giorno, ma ricordo bene le loro tensioni. Le ho proiettate sui personaggi del film, che non sono quindi repliche realistiche di persone reali. Il film è più un modo per esprimere le mie tensioni passate e presenti, che non per raccontare una storia realistica. Non è detto che qualcuno si possa rivedere nel film, perché i personaggi non sono necessariamente basati su persone reali.

 

Quanto tempo è trascorso tra casting, riprese e poi taglio del film?

Ci sono voluti molti anni per capire cosa volevo fare con questo film. Ma una volta presa la decisione, la sceneggiatura è stata scritta in un pomeriggio. L’ho rivista un po’, ma non l’ho cambiata molto.

Il casting è durato sei mesi. Volevo trovare persone che fossero uguali al mio ricordo, alle distorsioni dei miei ricordi. È stato molto difficile perché avevo già un’immagine in testa di ogni personaggio. Trovare il bambino che interpreta me è stato particolarmente lungo e difficile, ma alla fine siamo stati fortunati.

Le riprese sono durate 5 giorni. Il montaggio delle immagini e del suono ha richiesto altri 5 mesi. In totale, è stato un anno di lavoro intenso.

 

Elisa Cutullè

 

Foto: copyright_SimoneSettimo

Comments are closed.