Il cercatore di asparagi è un racconto per bambini (di 8-9 anni) scritto da Alessandro Petruccelli e illustrato da Emiliano Billai, pubblicato da Graphe.it.
Secondo il grande critico letterario Giuliano Manacorda “Petruccelli è forse da noi il più genuino descrittore della fine della civiltà contadina” e anche in questo racconto l’autore mostra una sensibilità fuori dal comune per raccontare una storia semplice che però ha molto da insegnare.
Gli asparagi sono un alimento fortemente integrato nella cucina tedesca, per cui il cercatore di asparagi è un personaggio presente in letteratura e musica. Come entra il cercatore di asparagi in Italia e in un racconto per bambini?
Nel basso Lazio, dove è ambientato il racconto Il cercatore di asparagi e in altre parti d’Italia la raccolta degli asparagi, un tempo anche ricerca di cibo, sopravvive abbastanza. La differenza rispetto al passato è che allora li raccoglievano i bambini e i ragazzi, specie quelli delle elementari che facevano a gara per regalarli alle loro maestre, oggi invece sono i pensionati a cercarli e lo fanno per passeggiare in mezzo alla natura per fare sport e soprattutto perché gli asparagi costituiscono un alimento completamente naturale, ottimo non solo per la classica frittata.
Oggi i genitori non permettono ai loro figli piccoli di andare per boschi e boscaglia, perché, cresciuti come sono tra le comodità, non sono abituati a difendersi dagli insetti, dalle spine e soprattutto dai serpenti che proprio a febbraio-marzo, periodo della raccolta, escono dal letargo.
Quanto conoscono della civiltà contadina i bambini del XXI secolo?
I bambini di oggi ignorano la civiltà contadina e per conoscerla non hanno che i libri, i documentari televisivi o il racconto dei nonni. Anche se vanno nelle campagne trovano macchine che arano, macchine che seminano, macchine che raccolgono. Invece la civiltà contadina era fatta di lavori manuali e in compagnia, di canti per alleviare la fatica, di pellegrinaggi per invocare la pioggia, di partecipazione alla gioia o alla sofferenza delle persone del vicinato; le acque scorrevano in fossi e rivi puliti e non straripavano, le piante si mostravano potate con cura, qua e là si alzavano le voci degli animali al pascolo. Non mancavano le feste sull’aia al suono di fisarmoniche, le serenate al chiaro di luna. Si sentiva venir dalle case il profumo del pane appena sfornato, gli ortaggi erano quelli dell’orto vicino al pozzo e il fumo che usciva dai comignoli diceva che i focolari erano accesi.
Il racconto inizia in modo blando, sincero in cui l’amore per le cose semplici rende liberi. Dove è scomparso questo mondo?
Assetati come siamo di apparenze, di visibilità, l’amore per le cose semplici l’abbiamo ripudiato. Oggi cerchiamo le cose semplici, ieri queste erano disprezzate.
Due stranieri che si incontrano per caso, ma che sono riuniti e si innamorano per le proprie origini. Stare nel conosciuto, nelle tradizioni o semplicemente destino?
L’incontro dei due giovani stranieri è stato propiziato dall’olmo che il ragazzo aveva piantato come gesto di solidarietà. Certe nostre azioni, se compiute con purezza d’intenti, producono effetti straordinari che, quando meno ce lo aspettiamo, possiamo incontrare lungo il nostro cammino sotto forma di coincidenze favorevoli o di belle sorprese.
Elisa Cutullè