PORTE APERTE di Paolo Condò

Baldini + Castoldi, Milano 2020, pagine 250, euro 25.00

Questo volume illustrato è quanto di più simile a un’autobiografia potrei mai concepire, perché il calcio è stata anche una splendida scusa per vedere il mondo, e più i luoghi in cui mi mandavano si scostavano dai percorsi tradizionali, meglio mi trovavo…

Ne ho visti a centinaia di stadi, e di ciascuno ricordo un particolare, che sia una scalinata, una sala stampa o una tettoia cadente. Tutti gli stadi assolvono alla stessa funzione, ma non ce n’è uno uguale a un altro. Sono come persone. Ti sorprendono. Ti stancano.

Ti fanno battere il cuore.

“Porte aperte è un titolo che descrive un desiderio, quello di rivedere gli stadi pieni di tifosi. Pareva una cosa scontata. Pareva. Nel celebre monologo di Ogni maledetta domenica Al Pacino racconta delle cose che con l’età cominciano a mancare, e ti accorgi di quanto fossero importanti soltanto quando le hai perse.

I tifosi nello stadio facevano parte del paesaggio, in genere se li notavi era perché qualche settore esagerava in ostilità verso la squadra avversaria. Invece non erano solo questo. Il vuoto aperto dal virus è lancinante, le porte chiuse una misura necessaria – questo non è in discussione – ma infame. Delle molte cose che il Covid ci ha portato via, una che non pensavamo così importante e invece sì.

Per questo ho messo le porte aperte nel titolo. Perché anche in questi tempi terribili, i buoni desideri devono avverarsi.”

Paolo Condò

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