Il pianista lussemburghese si prende tempo nel suo studio delle opere musicali. Ha appena pubblicato il suo terzo CD delle Sonate di Mozart.
Quanto tempo ci vuole per avere padronanza del mondo musicale di Mozart?
Il compito principale, di ogni interprete è, secondo me, lo sviluppo di un linguaggio musicale specifico per ogni compositore. È un processo continuo, perché il mondo sonoro è terreno fruttuoso di continue scoperte.
La sfida nelle opere di Mozart sta nel riuscire a conferire l’intimità del pianoforte su uno strumento moderno.
Cosa rende le sonate per piano di Mozart così speciali?
L’incredibile ingegno e la miriade infinita delle sfaccettature dell’umore di Mozart.
Come riesce a rendere, Lei, le sonate di Mozart “speciali”?
Per citare Edwin Fischer: „Non sono io a suonare, suona“.
Questo motto è il mio punto di orientamento nel mio essere creativo: La ricerca esasperata della diversità forzata, spesso è di grande impedimento alle massime espressioni artistiche.
Hai appena pubblicato il terzo volume. Come sono stati definiti ordine e struttura?
La mia intenzione era quella di ricreare, con ogni CD, il programma di un concerto che formasse un’unità indipendente. E questo riuscendo a trovare un equilibrio tra le diverse tonalità.
Prossimi progetti?
Occuparmi delle opere di Beethoven e Schubert.
Elisa Cutullè