Andrea Tich: Un auto-racconto musicale

 

Cantautore disordinario, musicista e cantante, Andrea Tich nasce in una famiglia cosmopolita (padre fiumano e madre tedesca) e nel 1977 si trasferisce da Augusta (SR) a Milano insieme al fidato batterista e consigliere musicale Claudio Panarello. I due artisti si trovano immediatamente tra i protagonisti della scena musicale alternativa milanese insieme a Franco Battiato, Claudio Rocchi, Eugenio Finardi e Alberto Camerini. Dopo il cantautore si dedica ad un’intensa attività live e colonne sonore come “Milano città nella città” (1992), alla sonorizzazione di film e documentari tra cui “Stereo” di David Cronenberg, oltre a tante collaborazioni per i dischi di altri autori, compilation come BAU Contenitore di Cultura Contemporanea, curata da Vittore Baroni, e produzione di altri artisti. Nel 2010 torna con un nuovo progetto solista, “Siamo Nati Vegetali”, e nel 2014 pubblica “Una cometa di sangue”. Il suo ultimo lavoro solista risale al 2018 con l’album “Parlerò dentro te”, prodotto insieme ai CAMILLAS per la loro etichetta “Dischi di plastica”. Nel 2021 è uscito Storia di Tich”  un disco fatto di paesaggi sonori e di ricordi, in cui l’alter ego Tich ripercorre la sua vita e si racconta con maturità e consapevolezza.  Ne parliamo con lui.

 

Quando è nata l’esigenza di un viaggio nel passato?

In realtà è stata sempre latente nelle mie composizioni. Posso dire che l’occasione si è presentata in maniera semplice e naturale. Le canzoni erano già scritte e mi sono accorto che ognuna,  raccontava una parte della mia vita e, soprattutto, dei miei sogni. Così sfruttai il mio Alter ego TICH, da sempre compagno fedele del mio immaginario, per aiutarmi a raccontarla. Ed è questa continuità di immagini musicali che mi hanno fatto pensare di creare un comune denominatore che legasse il tutto inserendo tra un brano e l’altro, intarsi “reali” che definissero quello che ho poi sottotitolato “pop suite”

 

 

Perché la scelta di una visione onirica?

Amo sognare, penso che i sogni appaiono ancora più misteriosi quando a volte li vivi così intensamente, da credere che siano reali o di averli già vissuti. Spesso mi ritrovo ad essere contento di andare a dormire per scoprire cosa sognerò, un po’ come andare a vedere un film di cui non si conosce la trama. Questo stato di “onirica realtà” mi ispira moltissimo, e infatti quasi tutta la mia produzione creativa ha come parte integrante l’immaginario, il chimerico, l’irreale…  la gioia di fantasticare.

 

 

Come è raccontare/cantare/suonare se stessi?

Oramai sono tanti anni che suono, canto e racconto le mie storie. Ma quando iniziai a strimpellare una chitarra a due corde (quelle rimaste dopo tante battaglie…), mi accorsi che il casuale e gradevole suono che scaturiva da quella cassa armonica di legno sprigionava in me meravigliose sensazioni che spalancavano le porte delle infinite combinazioni melodiche. Avevo scoperto la “mia” musica, quella che mi avrebbe accompagnato nel corso della vita… e ancora oggi lo fa.

 

 

Come giochi con i sogni?

Sono i sogni che giocano con me. Quando ero piccolo, non ricordo come successe, ma sentii dire che se prima di addormentarmi avessi tenuto fra le mani un’immagine o un’oggetto, il sogno sarebbe stato “pilotato”. Ricordo che ogni sera, per un po’ di tempo, seguivo scrupolosamente l’insegnamento, ma non posso giurare di avere avuto la percezione che quello che sognavo, era condizionato da quello che avevo tra le mani prima di addormentarmi.

 

 

  1. Quale capitolo della tua storia è quello che più di caratterizza?

 

Sono tutte canzoni che rappresentano mia storia. Ma il brano “Meduse In Amore (Il Canto)” è il sogno/realtà, è la rievocazione di una leggenda che girava tra la gente del mio paese, che però con il tempo è sbiadita. Ed è per questo che ho voluto rendere questa struggente quanto inconsueta storia d’amore, indelebile nel tempo.

 

Chi sono i tuoi compagni di viaggio?

Questa suite non poteva completarsi se non con l’apporto di una vera orchestra che rendesse tutto più omogeneo e definito. Ed è grazie al preziosissimo contributo del Maestro Alessandro Sbrogiò, che oramai fa parte della mia realtà musicale, che tutto questo si è potuto realizzare. E anche Claudio Panarello, il mio essenziale batterista/percussionista, che con me ha vissuto tutti questi anni di musica, producendo e regalando i suoi “tocchi finali”  in quasi tutte le mie composizioni.

 

 

Sai già dove ti porterà il tuo prossimo viaggio?

La notte è ancora giovane e “Storia di Tich” è appena nata. Desidero godere di tutti i benefici che ne verranno e di condividerli con gli amici che apprezzano il mio modo “strano” di scrivere musica. Il disco è già disponibile ovunque.

 

Elisa Cutullè

 

Photocredit: Marzia di Legge Benigna

 

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