Luci e ombre- Incontro con Silvia Nair

Photocredit: Fabrizio Fenucci

 

SILVIA NAIR è una cantante (quattro ottave di estensione), performer, musicista (pianoforte), autrice e compositrice di canzoni e di colonne sonore per cinema e documentari, molto apprezzata anche all’estero. Laureata in Giurisprudenza, dopo aver intrapreso la carriera notarile, decide di abbandonarla per dedicarsi interamente alla musica.

“Luci e ombre” è il terzo album di inediti della cantautrice, un disco che vanta la prestigiosa produzione olandese di Franck Van Der Heijden (arrangiatore tra gli altri di Michael Jackson, Justin Timberlake, John Legend, David Guetta, David Garrett, Celine Dion, ecc.) e Michael La Grouw. Hanno collaborato alla sua realizzazione musicisti, orchestre d’archi e sound engineers altamente qualificati. Il disco è stato registrato negli storici Wisseloord Studios di Hilversum e ad Amsterdam.

 

Noi l’abbiamo incontrata per parlarne.

                

Il 9 ottobre è uscito il tuo terzo album di inediti. Quale è  il fil rouge di questo album?

Il mio terzo album si intitola “LUCI E OMBRE”. È un album pop e rock sinfonico, poetico e potente, con una produzione internazionale non legata a epoche o mode. Racconta luci e ombre nel quotidiano come nel viaggio della vita; luci e ombre insite nella natura umana, come nella mia mente e nel mio cuore. Luci e ombre che si ritrovano anche nelle composizioni musicali, nelle orchestrazioni e nella mia voce e nel mio canto, che fonde classica, pop e rock.

 

Il tuo prossimo album è stato realizzato in collaborazione con Franck van der Heijden e Michael La Grouw. Quali sinergie si sono unite?

Con il mio “Dutch team”, in primis con i miei due produttori artistici è nato un grande feeling musicale e umano. Io ho apportato il “bel canto”, la mia creatività che fonde la cultura melodica italiana e influenze inglesi, il mio stile “made in Italy”. Heijden e la Grouw un’altissima professionalità, una visione e una produzione artistica assolutamente internazionali, un sound epico e rock.

 

Il tuo video “Ho visto un sogno” dà corpo al sogno senza però annullare l’aspetto etereo, impalpabile. Ti riferisci a sogni particolari?

Il significato del brano è che “I sogni scrivono le storie individuali, i Sogni cambiano la Storia dell’umanità”. Difatti, i sogni dei visionari, coloro che hanno intuizioni prima delle persone comuni, portano progresso in ogni campo, dallo scientifico-tecnologico a quello umano. Il sogno dà forza e coraggio anche alle comunità discriminate e ai popoli oppressi per conquistare i diritti civili, l’indipendenza e la libertà. Nel videoclip, cinematografico e visionario, si fa riferimento a tutto questo. Ambientato nel deserto in un tempo indefinito, mentre vago sola, un televisore emerso dalla sabbia trasmette immagini di personaggi ed eventi emblematici del XX secolo.

 

Nella versione italiana inserisci anche “Show me”, il titolo dello stesso brano in inglese. Quale decisione sta alla base di questo doppio approccio linguistico?

“Show me al di là… Sognare al di là” le frasi del ritornello: suona benissimo e trasmette con efficacia il messaggio della canzone.

 

Quale è stato o è il tuo sogno più grande?

Ho sempre cercato di fare musica di qualità ma emozionante, comunque “popular”. Il mio sogno è di arrivare a un pubblico più vasto possibile per trasmettere un messaggio di amore per la vita, per se stessi, per l’altro; un messaggio di forza, di speranza, di energia positiva. E mai come in quest’epoca ce n’è tanto bisogno.

 

Vanti una lunga carriera. Nel 2005 Sunrise, il tuo primo album, è uscito in Giappone. Come mai questa scelta?

In Giappone, ma anche in altri paesi asiatici (Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Cina), in cui sono stata in classifica di vendita per mesi. Poi è uscito in Italia e in Benelux. Toni Verona, presidente della mia casa discografica Ala Bianca, capì dall’inizio il mio appeal internazionale legato al tipo di vocalità e alle melodie che componevo. All’estero amano il bel canto italiano, la nostra cultura melodica, che affonda le radici nel melodramma e nella nostra tradizione classica, come ad esempio il compianto M°Morricone.

 

Per anni “Shine on now” è stata ascoltata in un famoso spot pubblicitario. Che effetto ha avuto su di te?

Il fatto che uno dei primi brani che ho scritto sia stato scelto per una campagna pubblicitaria e il conseguente grande riscontro pubblico, mi ha eccitata e stimolata, ma soprattutto mi ha convinta che la musica non era più un sogno ma una realtà, una scelta di vita.

 

Vanti collaborazioni e presenze importanti: che ricordi ne conservi?

Ogni singola esperienza mi ha arricchita e forgiata. Parlando dei grandi nomi italiani, Franco Battiato mi ha trasmesso l’amore per la ricerca; Claudio Baglioni mi ha colpita per l’energia sul palco e la voce straripante; Ron un gentleman della canzone d’autore; Lucio Dalla un genio che faceva cose grandi divertendosi; Andrea Bocelli al mio esordio in  Vaticano mi fece un apprezzamento indimenticabile…

 

Cantante, musicista, compositrice. Sono ruoli complementari o antitetici?

Certamente non antitetici, nel mio caso un ruolo aiuta e arricchisce gli altri. Però è doverosa una distinzione. Quando scrivo canzoni che canterò io o ad altri, racconto il mio mondo interiore, la mia visione e i tre ruoli diventano complementari. Quando, invece, compongo per documentari e soprattutto per il cinema, metto la mia professionalità, la mia sensibilità al servizio del regista, assecondando il suo linguaggio cinematografico, la sua visione narrativa, le sue esigenze, seguendo una partitura visiva. In tal caso, i tre ruoli non sono più complementari, ma anzi creo mondi musicali lontani da me.

 

Ti rimane tempo libero? Come lo trascorri?

Nel tempo libero penso, sogno, corro, viaggio, amo, vivo!

 

Elisa Cutullè

 

 

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