I Lacuna nel castello Broich

Dopo aver festeggiato i 20 anni di carriera  in uno show epocale a Londra lo scorso gennaio,   Marco, Cristina, Andrea, Ryan e Diego, conosciuti meglio come i Lacuna Coil, saranno il gruppo di punta della seconda serata del  Castle Rock 2018 nel Castello Broich a Mülheim an der Ruhr.

Andrea Ferro ci racconta cosa succede dietro le quinte.

 

Quando vi preparate per un tour, come procedete nell’organizzare date e supporter?

Dipende dalle occasioni. Nel tour precedente all’ultimo, avevamo come supporter un gruppo di metal sinfonico di Crema, i G.O.D. che supportiamo anche a livello di management: Marco ha prodotto delle canzoni, Cristina ha cantato in alcune di esse. In quel caso siamo stati noi a scegliere il gruppo.

Altre volte, invece, ci vengono proposti alcuni gruppi e noi scegliamo quelli più adatti e che sono anche disponibili nel periodo in cui noi siamo in tour.  In questo caso bisogna essere informati sui nuovi gruppi, sui dischi in uscita e sulle tendenze musicali del momento.

Principalmente ci piace proporre gruppi nuovi anche se, come abbiamo fatto negli USA, non disdegniamo di fare tour da co-headliner, come con gli Epica, per esempio. È importante avere questi due aspetti, per supportare, da un lato le nuove leve e, dall’altro, anche non smettere mai di arricchire il proprio bagaglio di esperienze musicali. Si cresce solo esponendosi anche ad altre realtà e altri pubblici, altrimenti si rischia di rimanere, statici, nella propria cerchia di persone.

 

Pubblici diversi significa anche ricezione diversa?

Ovviamente ci sono pubblici più «caldi» e meno «caldi». Solitamente Svizzera, Germania e Austria sono un po’ più tranquilli, mentre Spagna e Grecia, per esempio, sono molto più attivi. I tedeschi, però, comprano poi tantissimo merchandise, supportano nei media il che mi porta a dire che hanno una maniera diversa di dimostrare l’apprezzamento (anche se non urlano agli show).

È bello esibirsi davanti ai diversi pubblici perché, dal palco, ricevi anche impressioni diversi. Innegabile che, quando il pubblico è iperattivo e canta dall’inizio alla fine, c’è un energia diversa e ci si diverte tantissimo. Anche quando, come in Sudamerica il pubblico canta ad un tale volume che, a volte, Cristina ed io non riusciamo nemmeno a sentirci.

Sono reazioni diverse, culturali, che è interessante scoprire. Come in Giappone, per esempio, dove non applaudono mai se non si ha finito. Un modo educato e sofisticato di vivere un evento artistico.

Noi ci divertiamo sempre, a volte più a volte meno, ma è normale.

 

C’è un pubblico che vi ha sorpreso maggiormente?

Nel 2017 il primo show del tour lo abbiamo fatto a Manila, nelle Filippine, all’interno di un Festival in uno stadio, davanti ad un pubblico di 20.000 persone, che hanno fatto un’atmosfera incredibile. Una piacevole sorpresa.

È stata anche la nostra prima volta in Israele. Lì, davvero, non sapevamo cosa aspettarci, anche se confidavamo (e non siamo stati delusi) nello spirito mediterraneo.

Altra prima volta (quante prime volte nel 2017) è stato i concerto a Malta. Viste le piccole dimensioni, non ci saremmo mai aspettati di avere tanta gente ad un concerto Metal.

Sorprese positive sono quelle in cui, durante i nostri concerti in Europa, scopriamo da fan iracheni o arabi che abbiamo molti fan anche in quelle nazioni ma, a causa di social poco presenti, spesso non ne siamo a conoscenza.  Sono notizie positive perché fanno capire che nonostante situazioni politiche instabili o altre problematiche, esiste il desiderio di cercare di avere una vita normale, ascoltando musica non tradizionale.

 

20 anni sul palco significa tante canzoni. Ve ne è qualcuna che, ormai, non ce la fate proprio più a suonare?

Ci sono canzoni che siamo obbligati a suonare come Heaven’s a lie, Enjoy the silence  o Our truth. Anche se ormai le suoniamo da, quasi, sempre, ci fa piacere riproporle anche perché sappiamo che il pubblico li aspetta e ci ripaga sempre con sensazioni fortissime.

In ogni spettacolo cerchiamo di trovare una via di mezzo da canzoni nuove, per fare ascoltare anche i nostri sforzi musicali più recenti e una selezioni di best of. Confidiamo di riuscire ad accontentare un po’ tutti.

Ammetto che quando abbiamo selezionato le canzoni per il nostro ventennale, ce ne erano alcune, di canzoni, di cui ne avevamo già abbastanza nel provarle 2-3 volte.

 

E quando non sei sul palco… cosa fai nel tuo tempo libero?

Diciamo che tantissimo tempo libero non ne abbiamo. Marco, Cristina ed io siamo quelli che, principalmente, gestiscono il gruppo e, quando siamo a casa, ognuno di noi ha il suo ruolo: Marco si occupa della parte artistica come disegni, merchandise, grafiche; Cristina è attiva nel campo PR mentre io mi occupo della parte «logistica» della bando, occupandomi di contabilità, la parte più divertente (ride) e mi incontro regolarmente con il manager per decidere  i prossimi eventi e lavori. A questo si aggiunge poi, come anticipato prima, il management dei gruppi che supportiamo. Il resto del tempo lo dedichiamo alla famiglia, anche perché, a causa dei nostri giri, non la vediamo molto spesso.

E poi i classici appuntamenti, come la partita del Milan -visto che sono il classico milanista fin da bambino-,  i giri in mountain bike, il work out in palestra ma anche eventi culturali come cinema e mostre di arte. E, se cvi stiamo con il tempo, anche qualche giorni di vacanza in famiglia.

 

Quando siete in giro ce la fate anche a visitare le città in cui poi vi esibite?

Dipende. Nei tour invernali non si ha molta voglia di prendere freddo, stando fuori, mentre in estate succede più spesso. E poi dipende anche da dove ci si esibisce: se la location è in periferia o in zona industriale, spesso manca il tempo materiale di spostarsi nel centro.

Quando siamo stati in America, l’anno scorso, siamo riusciti ad organizzarci in modo che nel day off potessimo visitare la NASA a Cape Canaveral.

 

Quanto è importante, per voi, il rapporto con i fan?

È estremamente importante anche perché, ormai, ci sono generazioni di fan. La legacy che si è creata tra la nostra musica e i fans è ormai diventata parte della loro vita: molto hanno tatuaggi del logo, delle nostre firme, di ritratti.

Alcuni fan, inoltre ci hanno anche raccontato di come alcune delle nostre canzoni li abbiano aiutato in momenti bui.

Noi siamo parte di loro e loro di noi perché non avremmo mai pensato che, scrivendo delle semplici canzoni, noi saremmo stati in grado di creare un tale impatto. La musica, una volta lasciata vivere, va oltre, non è più solo tua ma diventa anche proprietà degli altri.

 

 

Elisa Cutullè

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