LA VALIGIA DI ADOU di Zita Dazzi: la storia di un bambino che arrivò in Europa chiuso in un trolley

Questa è la storia del piccolo Adou, di come arrivò in Italia, chiuso in una valigia. E degli occhi che lo attendevano, pieni di stupore e domande, del piccolo Oreste.
Ispirato a una storia vera, il racconto di un incontro imprevedibile e indimenticabile tra due mondi solo apparentemente distanti. Perché negli occhi dei bambini non esistono i confini.
Il libro è sostenuto da AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA che lo promuove nelle scuole italiane:
Questo libro è prezioso per gli spunti di riflessione sulle origini e le conseguenze delle disparità tra Nord e Sud del mondo sot­tolineando come, proprio queste disparità, siano tra le cause alla base dei movimenti migratori e stimolando nei giovani lettori la curiosità alla “diversità” culturale e sociale e a cogliere i tratti che accomunano tutte le persone, al di là delle loro differenze culturali.
Il LIBRO: Adou e Oreste hanno molte cose in comune: hanno tutti e due dieci anni, amano il calcio, non capiscono il mondo dei grandi. E poi, tutti e due aspettano qualcosa: Adou non vede l’ora di arrivare in Italia, Oreste aspetta la nascita della sorellina. Ma il sogno dell’Italia per Adou comincia nel modo più drammatico: da solo, dentro una valigia – una valigia che sarà proprio Oreste ad aprire, riservandogli la più grande sorpresa della sua vita. A voci alternate, Adou e Oreste ci raccontano la storia che li ha portati a incontrarsi, partendo ognuno da un punto diverso e in barba a qualunque ostacolo. Perché i legami più forti, a volte, nascono nei modi più inaspettati.
IL FATTO DI CRONACA – Dalla nota dell’autrice |  Un giorno, nel maggio 2015…
“Sembra una favola, la storia di questo libro. Ma come tante favo­le, tutto ha inizio da una storia vera, una di quelle che si leggono sui giornali, i giornali come quelli dove lavoro io. Era una mat­tina del maggio del 2015, quando sulla prima pagina di molti quotidiani apparve la foto – che sembrava manipolata ma era tragicamente vera – di un bambino rannicchiato, chiuso dentro a un trolley. Era una foto ai raggi X, scattata alla frontiera dell’en­clave spagnola di Ceuta. Il bambino si chiamava Adou Ouattara, veniva dalla Costa D’Avorio e aveva otto anni. Quell’immagine fece il giro del mondo perché spiegava meglio di mille articoli il dramma dell’emigrazione dall’Africa. E anche a me rimase im­pressa nella memoria a lungo. Di più. Colpita della storia malinconica del bambino nella valigia, cominciai a tenere via le pagine dei giornali che parlavano del piccolo migrante, Adou. E pensai che quello era il tipo di storia che andava raccontato anche ai bambini italiani, quelli che di solito non viaggiano nelle valigie per andare in un altro Paese.”
ZITA DAZZI: giornalista per «La Repubblica», segue principalmente la cronaca e i temi sociali: molto apprezzati i suoi reportage, che le sono valsi diversi premi. Con Il Castoro ha pubblicato anche La banda dei Gelsomini, Bella e Gustavo (Premio Leggimi Forte 2015), Il mondo di Teo e un racconto della raccolta La prima volta che.
Copertina di Giulia Sagramola
Dagli 8 ai 99 anni | Pagg. 144 | 12,00€

 

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