Tartuffe- Che malandrino!

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È attuale, al giorno d’oggi, parlare ancora di mascalzoni o, forse è più attuale che mai?

Certo che la nuova produzione del Tartuffo di Moliere in scena al Saarländisches Staatstheater di Saarbrücken dal 28 gennaio 2017, non offre una risposta chiara al quesito.

Il giusto e lo sbagliato da cosa dipendono? Dall’interpretazione, dalla ricezione, dai sentimenti, dalla rettitudine o dall’ingenuità? Moliere non prese mai posizioni chiare in merito, lasciando allo spettatore la facoltà di interpretare o decidere per quale opzione propendere.

In effetti la commedia tragica in cinque atti, che ebbe la sua prima assoluta a Versailles il nel 1664, suscitò immediatamente reazioni di scandalo, soprattutto nel clero francese, che si sentì particolarmente attaccato dalla stessa. L’opera veniva accusata di mettere in ridicolo la bonarietà e la fede, la fiducia nella bontà umana e il rispetto dei valori familiari e religiosi. Anche l’edizione, leggermente rivisitata (eliminazione di alcuni personaggi) del 1667 non viene ancora considerata adatta al grande pubblico: Luigi XIV infatti, pur non licenziando il suo autore, decide di vietarla ancora, perché gli affronti al clero sono ancora fin troppo evidenti.  Solo nel 1669 infine, in un clima sociopolitico più disteso, diminuiscono le tensioni e lo spettacolo viene ripreso.

I puristi della tradizione della Commedia dell’Arte italiana potrebbero ribadire, a questo punto, che l’opera di Moliere è, almeno nella prima stesura molto simile al Capitan Basilisco della tradizione bergamasca, seppur lì il basilisco avesse facezie ben più animalesche.

Il fascino del personaggio di Tartuffe, l’archetipo del malandrino arguto è continuato nella letteratura:Il rosso e il nero di Stendhal, I piccoli borghesi  di Balzac e Candido-Ovvero un sogno fatto in Sicilia di Sciascia.

In Germania il regista Friedrich Wilhelm Murnau nel 1925 diresse il film (muto) Tartufe, in cui si cerca di avvisare un anziano agiato in merito all’ingordigia di chi lo circonda, facendogli vedere un film sulla vita di Tartuffe.

 

Anche Michael Talke, che cura la messa in scena allo Staatstheater di Saarbrücken, decide di “creare storie nelle storie” e di presentare il tutto da una varietà di prospettive. Per  potersi permettere questa  libertà interpretativa, Urusla Thinnes (drammaturga) non poteva certo fare riferimento alla versione classica,  statica e “antiquata”. La tradizione contemporanea del drammaturgo  e regista tedesco Wolfgang Wiens (scomparso nel 2012) forniva, invece la base perfetta per questa giocosità. Non pura traduzione della commedia tragica di Moliere, bensì una reinterpretazione moderna, contemporanea, spiritosa e adattata alla satira del XXI secolo.

La coerenza all’originale è garantita sia dalla sontuosa e suggestiva scenografia di Barbara Steiner (un gioco di ambienti barocci, lampadari di cristalli e porte sontuose mal schricchiolanti) che dai costumi, pomposi e sbarazzini al tempo stesso di Agathe MacQueen (maniche a sbuffo, sottogonne ampi, parrucche esorbitanti e trucco accentuato).

Gli accenti musicali di Alexandra Holtsch, distribuiti nei momenti clou del pezzo, un’ulteriore arricchimento.

E cosa dire degli interpreti? Archetipi in carne ed ossa che stigmatizzano il messaggio di Moliere: non importa il perché, bensì il come di un’azione o di un aspetto umano. Nel casting i ruoli maschili e femminili sono misti, senza (apparente) precisa intenzione.  La potenza degli archetipi si dimostra nel fatto che il pubblico non considera più le stonature (elementi disturbatori) dell’attore maschile che interpreta un ruolo femminile, perché l’attore svanisce e sul palco rimane la figura, il sentimento, l’azione e non il personaggio. Un tale risultato è possibile solo nel momento in cui l’interprete è in grado di calarsi totalmente nel personaggio, esasperando le caratteristiche dello stesso e mettendo queste in primo piano.

Delizioso Cino Djavid  nel ruolo di Madame Pernelle;  riverente Yevgenia Korolov nel ruolo del ligio Cléante; seducente e forte Silke Buchholz nel ruolo di Elmire; volti alla scoperta della verità Nina Schopka, nel ruolo della serva ciarlona e schietta Dorine e Robert Prinzler nel ruolo di Damis; riservata e timida Gabriela Krestan nel ruolo di Valere, findanzato di Mariane, interpretato da un Marcel Bausch alla façon di Alice nel paese delle meraviglie; ingenuo e bonaccione l’Orgon di Klaus-Müller Beck e infidamente manipolatore Christina Higer in Tartuffe.

Non esistono, in questa piece, personaggi secondari  né piccoli attori.

Un’intesa perfetta sul palco di un  gruppo che si è divertito in quello che faceva e che è riuscita a trasportare questa passione, questa satira della società con un sorriso, a volte velato, a volte sganasciato.

Una seduta di yoga della risata che stimola intelletto e stimolo, eccone il risultato.

 

Elisa Cutullè

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