Quest’anno, agli International Opera Awards di Londra, le “nuove proposte” italiane hanno fatto il pieno. Giacomo Sagripanti, ha lavorato presso diverse istituzioni musicali di primo rango. Riscuotendo sempre critiche estremamente positive.
Lo abbiamo incontrato per voi.
Come è stato, per te, essere stato proclamato “migliore giovane direttore d’orchestra” agli International Opera Awards di Londra?
È stata, come la nomination arrivata qualche mese prima, una piacevole sorpresa, inaspettata. Il premio è un bel riconoscimento, perché dimostra che quello che sto facendo, sta dando i propri frutti. L’anno scorso ho lavorato tantissimo, non mi sono fermato un attimo e, forse, anche questo ha contribuito a questo riconoscimento nel campo dell’opera.
Come ho detto anche nel discorso di ringraziamento, il premio è, allo stesso tempo, un onere e un onore, sia per le persone che hanno creduto in me sin dall’inizio che, per l’impegno a continuare a dare il massimo il futuro.
Ci puoi parlare delle tue esperienze nel campo musicale e del momento in cui hai deciso di dedicarti alla musica anche nel campo lavorativo?
Sin da quando ho iniziato a studiare il pianoforte, all’età di 7/8 anni, avevo già in mente di diventare direttore d’orchestra. Intorno ai 20 anni, quando avevo finito il miei studi di pianoforte, ho studiato composizione e mi sono focalizzato sulla direzione d’orchestra, prendendone anche il diploma. Da lì ho incominciato ad accumulare le mie esperienze, in un percorso che mi ha portato ormai da 8 anni, a dirigere.
Le tue esperienze all’estero?
Lavoro circa il 90% del mio tempo all’estero, tra Germania, Russia Francia, Austria, Stati Uniti, etc.. Lavoro anche in Italia, ma poco. Più che una scelta è stata una casualità dettata dalle possibilità.
In Germania, la struttura del programma teatrale è sempre estremamente ricco: nuove produzioni e riprese di titoli in repertorio che si alternano nel corso dell’anno. Ciò crea un buon livello di base che varia poi ovviamente da teatro a teatro, ma che è sempre alto.
Un direttore d’orchestra, specializzato in opere, nel XXI secolo è…
… uno di quelli che contribuiscono a mantenere viva l’opera, a farla conoscere nel mondo. Personalmente io vivo il mio lavoro con un’esperienza artistica di arricchimento continuo. Anche se dirigo un’opera più volte, ogni volta per me è un’esperienza diversa, sia per le orchestre, che per i teatri, i cantanti o il regista. Il direttore d’orchestra ha il compito, sempre di tirare fuori il meglio da tutto, con una grande capacità di coordinazione.
Che consigli daresti a chi vuole intraprendere la tua carriera?
Consiglierei, prima di tutto, di credere sempre nei propri sogni e in quello che si fa e poi, anche, di accumulare molte esperienze, non solo a livello direttoriale, bensì a 360°C. Il direttore d’orchestra deve avere una visione globale, non solo musicale, dell’esperienza teatrale.
É necessario essere versatili, conoscere lingue straniere ed essere pronti ad accogliere le nuove avventure artistiche con razionalitá’e disciplina. Per essere un bravo direttore/coordinatore (diciamo “coordirettore”!) bisogna capire cosa si ha di fronte e per poterlo capire, è necessario aver un buon bagaglio di esperienza.
Importante è non essere convinti di sapere già tutto: anche se si é studiato molto, alla fine è necessario essere in grado di confrontarsi con altri artisti, lavorare insieme, cercando di esprimere con la maggiore chiarezza possibile le proprie idee.
Progetti futuri?
Diversi: Essen (Norma e Trovatore), Monaco di Baviera(Cenerentola), Berlino (Trovatore) e Glyndebourne (Don Pasquale).
Elisa Cutullè