Pirati dal cuore tenero

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I pirati sono brutti, cattivi e violenti come nell’isola del tesoro o mezzi esauriti come John Sparrow nei Pirati dei Caraibi… ma pappamolle?

Questi pirati portati alla vita da William Schwenck Gilbert e Arthur Sullivan, non rispecchiano i canoni tradizionali: hanno un cuore talmente tenero da non riuscire a fare del male a chi è orfano. Si scoprirà. Alla fine, che questa bontà è dovuta alla loro provenienza: sono, come scoprirà, non persone del volgo bensì nobili che hanno perso la retta via..

Eppure c’è qualcosa in questa messa in scena che non convince: manca il senso dell’avventura, del proibito e dell’avventura. Il re dei pirati tenta di essere malvagio, ma si piega al volere della corona per amore della regina Vittoria e non riesce a fare del male nemmeno ad una mosca.

Anche tutta la ciurma dei pirati ha, in realtà, un cuore tenero e tutti sono entusiasti di potersi sposare senza dover commettere crimini. Ma sarebbero in grado di farlo? Non proprio. Nel guardare l’opera, al pubblico viene spontaneo chiedersi se nell’epoca vittoriana fosse così naturale prendere in giro così apertamente le forze dell’ordine. In scena non sono per niente eroi.

I punti di forza di questa messa in scena di Mike Leigh sono da un lato la scenografia, dai tagli molto lineari e dai colori accessi che mettono in risalto ricchi costumi dei protagonisti e, dall’altro il grande spazio che viene dato ai personaggi secondari che dominano la scena offrendo al pubblico un gran divertimento.

 

 

Elisa Cutullè

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