La piccola Butterfly

12_Madama Butterfly © Frédéric IovinoCopyright: © Frederic Iovino

Giacomo Puccini decise di lasciar cadere tutte le delusioni e le asprezze del mondo sulle spalle di una semplice e candida 15enne che commette l’errore di innamorarsi della persona sbagliata.

Ed è proprio questa infantile leggerezza, questo spirito da bambina della protagonista (spesso non considerato dalle messe in scena di altri registi) che è improntata la versione dell’Opera di Lille, su messa in scena di Jena François Sivadier che ha fatto tappa anche nel Granducato di Lussemburgo.

La semplice essenzialità della scena, il gioco di colori e di simboli religiosi “travestiti” da suppellettili scenici, ha portato un scena una giovane ragazzina, fragile ed innamorata, che si toglie la vita per non riuscire ad essere così deviata e opportunista come il mondo la vorrebbe.

Il Corriere d’Italia ha incontrato per voi i due italiani nella produzione: Antonino Fogliani (Direttore) e Serena Farnocchia (Madama Butterfly). Ecco cosa ci hanno raccontato nella loro intervista doppia.

 

 

Quando e come è nato l’amore per la musica?

 

Antonino: Mio padre Francesco, che era un capostazione, amava la musica e cantava come tenore nel coro del Duomo di Messina. Le mie sorelle studiavano il pianoforte e io, fino all’età di 10 anni, pur vivendo in questo favorevole ambiente, non ero minimamente attratto dalla musica. Questo amore è nato casualmente quando i miei genitori accompagnarono mia sorella Anna a Firenze per una visita medica. Rimasi solo in casa con l’altra sorella, Rosaria, che studiava canto in conservatorio. Rosaria mi portò in conservatorio e qualcosa si accese in me: da allora non ho più vissuto un solo momento della mia vita senza la presenza costante di questa passione e questo amore che adesso è anche il mio lavoro.

 

Serena: Il mio amore per la musica è nato da bambina,ho iniziato a far parte del coro di voci bianche del Festival Puccini di Torre del Lago,mi piaceva tanto stare in palcoscenico e prendere parte ad opere come Bohème,Tosca e Turandot. Puccini da sempre fa parte della mia vita,essendo nata vicino a Lucca.

 

 

La prima volta in scena: che ricordi conservi?

 

Antonino: Era il Natale del 2000, avevo 24 anni. Sono stato selezionato tra i migliori allievi dell’Accademia Chigiana di Siena per dirigere la Cenerentola di Rossini. Angelina era Laura Polverelli, Gianluigi Gelmetti, mio maestro, curava la regia. Non ricordo nulla di quella serata. Ma tra il pubblico c’erano Alberto Zedda e Gianfranco Mariotti, i vertici del Rossini Opera Festival. La mattina dopo, mentre ero ancora a letto con la mia futura moglie, Angelica, ho ricevuto una chiamata proprio dal Maestro Zedda, che mi invitava a Pesaro per Il viaggio a Reims. Non scorderò mai quel momento. Ebbi la chiara sensazione che il mio sogno si era finalmente avverato. Rossini aveva fatto un doppio miracolo, esaudendo sia i desideri della Cenerentola che i miei…

 

Serena: Ho iniziato come tanti con piccoli ruoli, ma la volta più emozionante è stata quella in cui ho cantato il ruolo di Donna Anna al Teatro alla Scala, ero un’allieva dell’Accademia di perfezionamento del Teatro alla Scala e mi è stata data questa grande opportunità.

Di quella sera ricordo di essere entrata in scena aver visto il teatro e di pensare: “Ma sono veramente io, qui, su questo palcoscenico”?

 

 

Cosa significa per te il mondo dell’opera?

 

Antonino: Il mondo dell’opera è il mio mondo. Ho la fortuna di fare un lavoro meraviglioso ma che comporta grandi responsabilità e grande fatica. Non è tutto rosa e fiori. Come in tutti gli ambienti lavorativi il nostro mondo è pieno di piccole invidie e grandi meschinità. Ma in questo mondo si trovano persone fantastiche, colleghi con i quali si instaurano rapporti profondi. La condivisione delle forti esperienze che si creano nelle varie fasi di lavoro che precedono la rappresentazione di un’opera fortifica certi rapporti umani in maniera fortissima. Tutti noi proviamo sempre una sottile nostalgia ogni qualvolta finisce una produzione, perché in ogni interpretazione di un’opera condivisa con i colleghi si lascia un pezzo della propria vita.

 

Serena: Il mondo dell’opera è l’ambiente in cui vivo, con le sue croci e delizie, che mi assorbe totalmente mentre lavoro, ma dal quale ogni tanto mi piace distaccarmi per vivere una vita “normale” di mamma e moglie.

 

 

Cosa ti affascina maggiormente della Madama Butterfly che avete messo in scena in Lussemburgo?

 

Antonino: Madama Butterfly è un titolo delicato che ci commuove profondamente. Puccini affida alla sua protagonista le melodie più dolci e più strazianti. Ci tratteggia un personaggio fragile che si fortifica attraverso il dolore dell’abbandono e attraverso l’amore. “Rinnegata e felice”: questo verso rappresentava per Puccini una sorta di programma, una perfetta sintesi della solitudine della nostra eroina, che rinuncia a tutto per l’amore verso un uomo che in realtà voleva solo prendersi gioco di lei. Ma il vero amore è sempre un albero fertile che regala frutti preziosi. L’amore di Butterfly vive adesso nel figlio avuto da Pinkerton ed è per lui che Cio-Cio-San compirà l’estremo gesto, l’ultima prova d’amore. Con Serena Farnocchia, al suo debutto in questo ruolo, stiamo lavorando per dare al personaggio di Butterfly una definizione molto accurata che rispetti tutte le indicazioni musicali che Puccini meticolosamente prescrive per la sua eroina. Serena è una cantante straordinaria e molto intelligente. Lavorare con un’artista come lei è molto piacevole e stimolante.

Un altro personaggio a cui sono molto legato è Sharpless, vera voce morale di tutta l’opera. A lui Puccini affida delle frasi di una grande intensità e sono felice di avere per questa produzione un cantante intelligente e sensibile come Armando Noguera. Infine, come in tutte le opere di Puccini, mi affascina il suo personaggio principale, l’orchestra. Dalla buca, con la sua meravigliosa orchestrazione, Puccini accompagna i nostri personaggi in questa forte tragedia con partecipazione e con quella pietas che ci conduce verso una catarsi finale di grande impatto.

 

 

Serena: Della Madama Butterfly, mi affascina soprattutto la musica così intensa e sincera. In questa produzione abbiamo fatto proprio questo cercare la sincerità della musica e dei personaggi. Con il Maestro Fogliani, sono entrata subito in sintonia con le sue idee, per cercare di proporre un personaggio autentico nella sua fragilità umana, rispettando la musica di Puccini senza appesantimenti e verismi. Che poi è anche l’idea registica di Jean-François Sivadier

 

 

Sogno nel cassetto?

 

Antonino: Vivo già in un sogno bellissimo e ho lasciato aperti tutti i cassetti da tempo. Il mio sogno più bello vive negli occhi di mio figlio Lorenzo e di mia moglie Angelica. Tutto il resto verrà se ce ne sarà bisogno.

 

Serena: Ci sono alcuni ruoli che mi piacerebbe debuttare “Norma”,”Tosca”………

 

Elisa Cutullè

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