Una volta l’anno viene data la possibilità, ai ballerini dello Staatstheater di Saarbrücken, di portare in scena le proprie creazioni, dimostrando, da un lato le proprie capacità di coreografi, direttori di scena, costumi e luci.
L’altra sfida, non da meno, è quella di interpretare coreografie create da altri.
Contrariamente dagli anni precedenti, un particolare che hanno notato in molti, è l’assenza di un tema centrale. Il che ha reso, per il pubblico, più ostico entrare in diretto contatto con quanto presentato in scena.
Quando si parla di un concetto così ampio come il piacere di ballare, diventa difficile visualizzare un aspetto preciso e lasciarsi andare ad interpretazioni.
14 le coreografie presentate nell’arco di uno spettacolo durato quasi 3 ore (pausa inclusa).
In HABIT OF FALLING di Katherine Lake la coppia in scena si presenta una simbiosifatta prima di movimenti sincroni, poi dilazionati del tempo ed infine complementari.
Ramon John presenta ben due coreografie: PIK DAME e ZAGREUS PROLOG. Entrambe le opere prevedono in scena un solo interprete. Nella prima si tratta di una donna combattiva fino alle ossa: con un costume da spadaccina e armata di ferocia e determinazione, la ballerina combatte contro tutto, anche contro se stessa. Nella seconda coreografia invece, si vede il destino di una creatura, Zagreus appunto, nato con il corpo da umano, la coda da pavone e una testa da caprone. Una creatura che cerca di integrarsi con il mondo, ma ne rimane inesorabilmente fuori. Una creatura destinata alla morte già dalla nascita. IN DUO VISUAL (Besim Toti) c’è la contrapposizione tra gruppo, coppia e singoli mentre in ENCOUNTER (Sarah Philomena Schmidt) si vive l’esperienza dell’incontro die due corpi nella propria essenza, piuttosto che nelle apparenze.
Lois Alexander utilizza in TRANSITIONS dei manichini che vengono smembrati ricomposti e smembrati completamente dalla coppia di ballerini, con lo scopo di presentare l’inutile vacuità dell’essere e della nullità.
Lucyna Zwolinksa decide di portare in scena, per LAA LALALALA LALA, tre ragazzi che cercano di scoprire, invano, il senso della vita.
Francesco Vecchione, porta in scena con I KILLED MY DARLING, una parodia sui generis di DINNER FOR ONE, la commedia televisiva di produzione tedesca, che puntualmente viene trasmessa la sera di Capodanno in TV. È la storia i un’anziana signora che ha a casa, per cena, degli ospiti immaginari per i quali il maggiordomo, di volta in volta deve interpretare i ruoli. Anche in questo caso si tratta di una cena, ma gli ospiti sono dei fantasmi un po’ troppo reali, che si avventano sulla cena. In parallelo alla scena maggiordomo/padrona di casa, si svolge la storia tra amante sposa e uomo assente.
DURCH DIE TUER di Youn Hui Jeon, il mondo delle porte scorrevoli, onnipresenti e fantasmi del passato e del presente, diventano punto di incontro ma anche di fuga.
Mentre ROOM 8089 di Hsin-I Huang parre critica, AZULEJOS di Marioenrico D’Angelo porta sul palco la frammentarietà e la malinconia tipica del popolo portoghese. A suon di fado le piastrelle, azulejos appunto, sono tessere della vita dell’interprete, sparse e senza significato che dovranno essere riportate in un giusto ordine. Non esiste tuttavia un ordine giusto a priori: l’ordine è soggettivo.
Giocosa la coreografia di Pascal Seraline JUST FOR YOU, più intimista, invece, ULTRAMARINE di Masayoshi Katori: gli elementi ultramarini diventano riflessioni della personalità che salgono alla superficie e influenzano gli attori.
Conclude la serata SENTIMENTAL ANIMALS di Liliana Barros, in cui di due protagonisti vestiti di rosso fuoco cercano l’istinto primordiale del movimento in una landa desolata.
Una serata che non lascia indifferenti, sicuramente. È una serata che fornisce diversi spunti per riflettere e che fa scoprire, in maniera inequivocabile, la varietà di passioni, certezze e ideali propri dei diversi membri del balletto.
Ultima possibilità per vedere lo spettacolo: domenica 12 luglio. Per informazioni e biglietti
www.theater-saarbruecken.de/nc/ballett/detail/stueck/substanz-15.html
Elisa Cutullè