Nato a Roma e formatosi alla scuola di balletto dell’opera di Roma, ottenne un contratto appena conclusi gli studi. Nel 1982 si trasferisce nell’Aterballetto di Reggio Emilia conoscendo personaggi come Alvin Ailey, Glen Tetley, William Forsythe o Jennifer Mulle. Appena 10 anni dopo, nel 1992, decide di diventare un coreografo e di operare come libero professionista. Per le sue creazioni fu in grado di riuscire ad ottenere artisti come Claudio Parmiggiani, Fabrizio Plessi, Bruno Moretti, Elvis Costello, Stefano Bollani, Danilo Grassi, Guglielmo Capone, Millar & Swandale, Roberto Tirelli, Fabrizio Montecchi, Nicola Lusuardi, Paride Bonetta, Helena Medeiros, Paolo Calafiore, Carlo Cerri, Beni Montresor, Massimo Castri o Lucia Socci.
Con la Gauthier Dance Company del tetaro di Stoccarda ha portato in scena il romanzo del 1865 di Lewis Carroll che ha affascinato, e continua ad affascinare, adulti e bambini.
L’abbiamo incontrato per voi.
Alice nel paese delle meraviglie: una favola che dà molto spazio alla fantasia. Cosa significa metterla in scena come coreografia?
Significa accettare una grande sfida: come ogni fiaba e come ogni “classico” lo spazio per la fantasia e per la libertà interpretativa è certamente molto ampio. E’ altrettanto vero però che si tratta di storie che sono già state raccontate e rappresentate nelle più svariate versioni non solo ballettistiche ma anche cinematografiche e questo, credo che renda il lavoro estremamente difficile perché si tratta di ri-narrare in modo personale qualcosa che è già molto noto al pubblico; Alice nel paese delle meraviglie è un’opera ricca di simboli e rimandi metaforici. Personalmente ho scelto di non intervenire tanto sulla struttura narrativa quanto piuttosto sulla sfera più intima dei personaggi, sulla soggettività e sulle intersoggettività, sulle loro relazioni, sui loro stati piscologici ed emozionali. Ecco il perché, per esempio, delle “due Alici”: la bambina e la donna, il lato più infantile, giocoso, legato alla dimensione del sogno e la parte più adulta e femminile di Alice.
Come è nata la collaborazione con Gauthier Dance?
Avevo lavorato già diverse volte con il Direttore Eric Gauthier quando ancora danzava allo Stuttgarter Ballett. Con grande piacere ho accettato il suo invito a collaborare pochi anni dopo la nascita di Gauthier Dance attraverso il riallestimento di un mio lavoro, Pression. Negli anni successivi la collaborazione è proseguita con una nuova creazione e poi con il riallestimento di Cantata nella sua versione con musica dal vivo eseguita dal gruppo musicale Assurd. L’energia e l’entusiasmo di questa ultima esperienza hanno dato vita al progetto di ‘Alice’ che avevo in serbo da tempo ma per il quale non avevo ancora trovato la giusta occasione.
Cosa vuoi trasmettere al pubblico con le tue coreografie?
Emozioni. E sensazioni.
Progetti in cantiere?
Il prossimo impegno è una nuova creazione per la compagnia di ballo del Teatro alla Scala, un progetto molto particolare a Stoccarda e alcuni riallestimenti di lavori del mio repertorio a Toulouse, Praga e in Olanda.
Elisa Cutullè