Michele Marotta- Un uomo che si confida

Michele Marotta small

 

Nato a Offenbach, trasferitosi in Italia e poi di nuovo in Germania, a Saarbrücken, Michele Marotta ha scoperto la passione per la recitazione. Lo abbiamo incontrato a Saarbrücken durante le prove per lo spettacolo che lo vedrà in scena il primo weekend di Marzo con un pezzo di Gabriel Barylli.

Quali sono i tuoi rapporti con l’Italia?

I miei rapporti con l’Italia sono prevalentemente di tipo familiare, ma anche di tipo professionale. Almeno tre volte all’anno, durante le cosiddette feste comandate, come Natale, Pasqua e vacanze estive, vado in Italia per stare vicino ai miei genitori e tutti gli altri familiari. Le mie mete regolari sono la Toscana (Pisa e dintorni), dove vivono i miei familiari, e la Basilicata, terra natia dei miei genitori, dove vivono molti parenti e amici. Qualche volta, per occasioni speciali, mi capita di andarci anche più di tre volte all’anno. Ciò mi permette non solo di mantenere intensi rapporti con famiglia, parenti, amici, ecc., ma anche con la società italiana in generale, aggiornandomi in loco su ciò che succede nel Bel Paese a livello politico, economico, sociale e culturale. Ovviamente, grazie alle moderne tecnologie come internet e le sue piattaforme di comunicazione posso apprendere molte informazioni anche dalla Germania. Anche la mia attività professionale di traduttore, interprete e attore mi permette di coltivare i miei rapporti con l’Italia, soprattutto a livello linguistico-comunicativo e artistico.

Cosa significa per te vivere in Germania?

Apertura mentale e culturale particolarmente accentuata, grazie al fatto di vivere in una zona della Germania che confina con Francia e Lussemburgo, nella quale ho contatti e interazionidi intellettuali sia con le persone del posto sia con quelle che, come me, sono originarie di altri paesi. Inoltre, ci sono maggiori opportunità lavorative, che mi permettono di offrire i miei servizi professionali a livello nazionale e internazionale apprezzati per qualità e affidabilità. Di conseguenza, mi vedo un reale “contribuente” dello sviluppo di un’Europa più unita e reale in tutti gli ambiti di vita.

 

Hai svolto per anni l’attività di traduttore: cosa significa, per te tradurre? Quali sono le sfide e quali le opportunità?

Per me l’attività di traduttore e interprete, che continuo a svolgere ancora oggi, significa contribuire in maniera determinante, con le mie conoscenze e le mie qualità, sia allo sviluppo di istituzioni, aziende e privati sia alla divulgazione e allo scambio di conoscenze e informazioni a livello internazionale, che sono decisivi per l’evoluzione umana. Le sfide sono quelle di poter assecondare sempre le richieste di clienti e committenti, da cui tuttavia deriva anche l’opportunità di poter essere continuamente aggiornato in svariati settori.

Il percorso da traduttore ad attore come avviene? Che differenze vedi tu tra questi tuoi due ruoli?

Nel 2008, grazie proprio ad un incarico di traduzione, anzi più precisamente, da interprete ho scoperto la passione per la recitazione, che mi ha dato poi la spinta ad intraprendere un percorso artistico e, di conseguenza, la carriera di attore. Nella serie televisiva “Die kulinarischen Abenteuer der Sarah Wiener in Italien”, trasmessa su ARTE in tedesco e francese, in cui ho accompagnato la famosa cuoca televisiva Sarah Wiener come interprete e compagno di viaggio in dieci regioni d’Italia alla scoperta delle specialità culinarie regionali, mi sono ritrovato ad essere protagonista in dieci puntate da circa 45 minuti ciascuna. Dopo dieci settimane di riprese televisive in giro per l’Italia ho capito di volere diventare attore.

La cosa che hanno in comune l’attività di traduttore/interprete e l’attività di attore è la comunicazione: in entrambi i casi vengono trasmessi messaggi con determinati contenuti, ma ovviamente con approcci differenti.

L’attore teatrale, televisivo e cinematografico, grazie ad un palcoscenico e ai media audiovisivi, ha una maggiore presenza pubblica rispetto al traduttore/l’interprete, il quale svolge il suo ruolo in un ufficio o in ambiti pubblici, in cui la presenza di “spettatori” è più ristretta.

Quali sono state le tue maggiori sfide che hai affrontato quando hai deciso per questa svolta professionale?

La sfida, che sto comunque ancora affrontando, è quella di svolgere entrambe le attività finché la professione di attore non mi darà un sostentamento finanziario uguale o maggiore a quello che da 15 anni mi sta dando l’attività di traduttore/interprete, e che di conseguenza mi permetterebbe un passaggio definitivo da traduttore/interprete ad attore professionista a tutti gli effetti.

Sei stato una comparsa in alcune puntate del “TATORT- Saarbrücken”, trasmesso a livello nazionale. Ricordi, impressioni, emozioni, feedback?

4 puntate in 4 anni consecutivi con ruoli sempre diversi. Erano piccolissimi ruoli, ma è ovvio che è sempre un’emozione particolare essere in un set di una produzione televisiva nazionale come il “Tatort” a fianco ad altri attori bravi e molto professionali. Sono stato felice di aver coperto i diversi ruoli con professionalità, soddisfacendo di gran lunga le aspettative dei registi e del team televisivo. Tuttavia dopo essere stato protagonista non solo nelle 10 puntate televisive di Sarah Wiener, trasmesse in molti paesi del mondo (tra cui in Italia su “LaEffe” con il titolo “Chef Sarah”), ma anche con ruoli principali in cortometraggi, video pubblicitari e altre produzioni audiovisive e teatrali, mi auguro di poter coprire presto importanti ruoli principali in grandi produzioni televisive e cinematografiche nazionali e internazionali.

Ora sei in scena con “Butterbrot” un pezzo teatrale che “scopre” la capacità degli uomini di parlare. Tu come vivi il tuo ruolo di maschio “loquace”?

“Butterbrot” è una commedia teatrale che mostra con umorismo e al contempo con profondità i diversi livelli emotivi di tre uomini di differenti età, personalità e professioni, parlando delle loro esperienze di vita e delle loro idee, credendosi degli esperti di vita e di donne. Sono particolarmente loquaci in assenza di donne, facendosi confessioni ed esternando le proprie idee.

Il mio ruolo di Peter “Pietro” Steiner lo vivo intensamente, mostrando che dietro a una facciata di maschio sciovinista e superficiale, sotto sotto, si celano emozioni, sentimenti, paure, nostalgie, ecc., che vengono alla luce all’apice di una crisi matrimoniale, in cui capisce e riconosce gli errori commessi durante il matrimonio con Lilli, che finirà con il divorzio. Nonostante, anzi, proprio in virtù di tale contesto, questo macho stereotipato è una figura che alimenta molte risate nei ranghi del pubblico. È ovvio che ora non intendo togliere l’effetto sorpresa a nessuno. Quindi, invito vivamente tutti i lettori, compreso i loro familiari, colleghi, amici e conoscenti, di venire personalmente a godersi questo spettacolo che andrà in scena il 6, 7 e 8 marzo 2015 (19:30, 19:30 e 17:30) nell’aula di “acting and arts”, Dudweiler Landstrasse 7 in 66123 Saarbrücken,.

Cinema/TV vs. teatro: vantaggi e svantaggi di questi due scenari diversi?

Quando vai in scena su un palcoscenico, lo spettacolo ha un percorso cronologico con un inizio e una fine. Il vantaggio è quindi che il “turno” di lavoro si conclude nella stessa serata. Quando, invece, si produce un film, le scene vengono girate non cronologicamente in base alla disponibilità dei luoghi di ripresa e a tanti altri fattori. In questo caso l’attore deve prepararsi diversamente per far quadrare la scena nella storia scritta nel copione. Il vantaggio per un attore televisivo e cinematografico è che si può godere eventualmente di un maggiore grado di notorietà grazie ai media audiovisivi, che raggiungono normalmente più spettatori rispetto al numero di spettatori in un teatro.

Come ti prepari per un nuovo ruolo?

Inizialmente, in base ai fatti indicati nel copione cerco di scoprire la struttura, l’essenza e le caratteristiche della figura. Successivamente, con le prove, cerco di capire come la figura pensa, parla e agisce, fino a diventarne il personaggio stesso.

Progetti futuri e sogni nel cassetto?

Un progetto imminente è di intensificare la collaborazione con il mio collega traduttore Dott. Mag. Vito P. Difonzo, passandogli gradualmente una gran parte di responsabilità dell’attività di traduzioni per continuare a mantenere e curare la clientela, permettendomi così di incrementare maggiormente la mia professione di attore.

Il mio sogno nel cassetto è diventare un bravissimo attore cinematografico e televisivo professionista di successo ai massimi livelli internazionali e, perché no, puntare ai massimi riconoscimenti come l’Oscar, la Palma d’Oro e il Leone d’Oro.

 

 

 

Elisa Cutullè

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