Il lavoro sociale nelle dipendenze da alcol e droga

Edizioni erickson

La cannabis va sempre più di moda tra gli adolescenti. Gli ultimi dati riferiscono che in Italia un giovane su quattro tra i 15 e i 19 anni l’ha usata almeno una volta nell’ultimo anno. Ma ci sono anche nuove sostanze stupefacenti e nuove modalità d’uso. E i mix droga-alcol, diffusi e preoccupanti. Un “mondo” – quello delle droghe e dell’alcol – che non smette di sedurre adulti e giovani. Compresi i giovanissimi: c’è chi fuma il primo spinello a 12 anni e si ubriaca già a 11. Le
percentuali di binge drinker (chi beve sei o più bicchieri di alcolici in un’unica occasione nell’ultimo anno) crescono sempre più rapidamente, fino a raggiungere i valori massimi tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni.
Il quadro appena tracciato non è rassicurante. Ogni giorno i servizi sociali italiani sono in prima linea per affrontare una situazione complessa e delicata. Perché chi vive queste dipendenze, spesso, non è facile da avvicinare. Perché le dipendenze cambiano, così come le sostanze utilizzate e le norme che regolamentano il settore. Da questi punti di partenza è nato il libro Il lavoro sociale nelle dipendenze da alcol e droga (133 pagine, 9 euro, Edizioni Erickson): una guida pratica, agile e di facile lettura, rivolta agli operatori sociali che si occupano di persone con queste problematiche. Il loro compito, infatti, non è facile. E spesso rischiano di sentirsi soli.
«Il servizio sociale professionale si prende cura delle persone innanzitutto curando la relazione che stabilisce con loro: in questo libro ho cercato di fornire le indicazioni pratiche che ho seguito nel mio lavoro in questo campo», spiega Valerio Quercia, assistente sociale specialista, responsabile del Nucleo operativo tossicodipendenze della Prefettura di Rieti. «Se da un lato è importante capire perché le persone rimangono invischiate, in modo più o meno problematico, nella dipendenza – prosegue – dall’altro è fondamentale che gli operatori mantengano aggiornate le loro conoscenze legate al saper essere e al saper fare, per poter tenere alta l’efficacia degli interventi di aiuto». Ma come si può “inquadrare” una dipendenza? «È un fenomeno complesso, che va affrontato tenendo presenti tutti i fattori che entrano in gioco», prosegue. «Dal versante legale a quello del lavoro di rete, dalla conoscenza della natura e degli effetti delle sostanze all’assessment dei fattori di rischio individuali». E in un momento di crisi economica è indispensabile agire in modo efficace. «La riduzione delle risorse
destinate ai servizi alla persona impone, nella programmazione degli interventi, scelte che facciano riferimento a evidenze scientifiche: ogni intervento deve prevedere una attenta valutazione dei suoi effetti e, quindi, della sua efficacia in termini di raggiungimento degli obiettivi». Infine, Quercia ragiona
sulla relazione tra assistente sociale e utente. «Cambiare uno stile di vita, un’abitudine, un comportamento divenuti una dipendenza è difficile e faticoso. La persona deve essere sostenuta nel suo percorso di cambiamento e la relazione con l’assistente sociale può fare la differenza», conclude.

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