Substanz, la serie iniziata da Marguerite Donlon è giunta alla sua 14sima edizione. È un’occasione, per i ballerini del Staatsheater di Saarbrücken, di dimostrare la propria vena creativa: nelle scorse edizioni abbiamo visto performance di recitazione, video, canto e fotografie e, l’edizione 2014 non è da meno.
Quasi emblematico il tema: Over the rainbow. Dopo oltre 10 anni sotto la guida di Marguerite Donlon la direzione del balletto passa a Stin Celis che, però, ha già confermato che continuerà Substanz. Oltre l’arcobaleno, come cantavano ne Il Mago di Oz, che un posto in cui i sogni diventano veri.
11 ballerini si sono aperti al pubblico rendendoli partecipi dei propri sogni, in diverse sfaccettature.
Per Pascal Séraline il sogno gira attorno alla famiglia: nella sua “Just Water and Light” presenta la propria crescita e formazione nel cocoon della famiglia affiancando la sua performance di danza a video e fotografie che lo riportano ai tempi della sua infanzia, nel grembo della sua famiglia. Intimistica anche la performance di Francesco Vecchione. Nella prima parte gli spettatori possono vedere un amore che nasce a 360°C e si traspone nella danza e nell’arte: un cerchio della vita che avvolge e coinvolge i due amanti, che non è prigione ma centro vitale. In Anna.2, sulle note, tra l’altro, della Reginella di Roberto Murolo, Francesco omaggia una donna che non vive limitata dalle convenzioni sociali ma che ha bene in mente in che direzione muoversi per la propria affermazione.
Focus sulla persona è anche il perno della coreografia SHHHH di Eleonora Pennacchini. Nella trasposizione della poesia di Heather Cutler-Young, Eleonora vuole in scena oltre a Laura Halm (che in questa occasione non presenta coreografie bensì una mostra di foto dedicate al tema) la giovane Mira Pinter, membro del gruppo giovanile iMove del premiato CAGE: i due lati della protagonista sono pezzi che di uniscono nel corso degli anni per rendere la persona un’unità fatta di pezzi di passato che si ricongiungono. Ogni pezzo è importante, ma non è limitativo.
Fresca e piacevole la performance “Do you like my flowers” di Marioenrico D’Angelo. Sulle note di Ornella Vanoni una coppia cerca di oltrepassare i limiti dell’incomunicabilità, partendo dal fiore, ma non limitandosi ad esso. Il linguaggio floristico è un altro limite della società che viene superato grazie ai sogni e ai sentimenti.
Accattivanti anche le coreografie di Besim Hoti, Hsin-i Huang, Youn Hui Jeon, Masayoshi Katori e Richard Overscheven.
Una nota aggiuntiva sulle coreografie di Lucyna Zwolinska e Ramon A. John.
Lucyina ha ripresentato la sua coreografia DROGA, riampliata e modificata. Il sogno di autonomia, di uscire dai binari e di andare per la propria strada è stato rappresentato in modo eccellente dalla contrapposizione della figura “marionetta” alla figura “ballerino”. La scelta di eseguire la coreografia su musiche di Michael Silverman e David Neuve è stata perfetta.
Ramon, invece, ha presentato un piccolo gioiello curato nei piccoli dettagli. Una messa in scena che guida il pubblico attraverso il sottobosco dell’arcobaleno in modo che non venga mai persa la prospettiva di ascensione, la prospettiva di arrivare a vivere la propria dimensione. Partendo con Peteris Vasks, passa alla rielaborazione delle 4 stagioni di Vivaldi a cura di Max Richter e continua con Dustin O’ Halloran e Adam Bryanbaum Wilzie per raggiungere l’arcobaleno in un esplosione di gioia con Japan di CocoRosie.
Costumi che ricordano un misto tra favole e Cirque du Soleil e coreografie che passano dalla sintonia, alla traslitterazione e all’autonomia. E, da vero artista, è apparso un attimo in scena per accettare i ringraziamenti lasciando lo spazio a tutti i ballerini.
Elisa Cutullè