«I giardini sono paesaggi terrestri, ma se si aggiunge la presenza dell’acqua si trasformano in un ambiente fertile e gioioso che ci fa sentire misteriosamente felici. L’acqua ci rilassa e allo stesso tempo ci riempie di vita e di giubilo; vicino a questo elemento ci sentiamo al sicuro». María Belmonte
Gli antichi greci interrogavano le sorgenti come si fa con un oracolo, consci di trovarsi al varco tra due mondi. A Roma l’acqua trova un’espressione concreta e grandiosa, che unisce ingegno e desiderio nell’equilibrio perfetto degli acquedotti, meraviglie ingegneristiche che alimentavano anche fontane, terme e lussuose residenze imperiali. È nel Rinascimento che questo fluire si carica di senso diventando strumento di riflessione e introspezione: l’acqua non è più solo necessità ma simbolo di pensiero filosofico, come nelle composizioni ispirate all’Accademia platonica fiorentina. Nella stagione barocca poi, col Bernini, l’acqua si trasformerà da materia liquida a scultorea, presenza che incanta, solleva e rapisce l’osservatore.
Viaggiatrice erudita e sensibile, María Belmonte ha intrapreso un itinerario tra l’archeologico e il sentimentale per raccontare il fascino eterno di fonti e giardini da una prospettiva incantevole: un percorso sorprendente dove il mito si intreccia con l’ordinario, e i prodigi dell’acqua conquistano l’animo di chiunque sappia fermarsi ad ascoltarne la voce.
Al tempo dei giardini
Sogni, simboli e miti d’acqua
pp. 192, € 24.00, brossura con alette
collana Andante